In occasione dell'uscita del nuovo "The Formation Of Damnation", che segna il ritorno della band statunitense con il nono disco della sua carriera, a distanza di ben nove anni dal precedente, siamo andati a fare due chiacchiere col chitarrista Eric Peterson:
Marco: Dunque, cominciamo da quella che sarà probabilmente la domanda che sentirai più spesso oggi (ride, ndr): Considerando anche i problemi di salute di Chuck Billy ed i cambi di formazione, come mai vi ci sono voluti nove anni per pubblicare il successore di “The Gathering”?
Eric: Bè, probabilmente sai già la risposta a questa domanda, sono successe un sacco di cose ultimamente nella carriera della band, come saprai appunto c’è stata la malattia di Chuck, io mi sono rotto una gamba, abbiamo cambiato diversi membri del gruppo, siamo stati molto tempo in tour… E poi la formazione originale si è riunita. Perciò penso che tutto parta da lì, principalmente da “The Gathering” fino al 2004, tra cancro, gamba rotta, tour… insomma tutte queste cose, ci hanno fatto perdere tempo… Abbiamo avuto anche problemi con l’etichetta (la Spitfire, ndr), non volevamo veramente più stare sotto di loro, perciò cercavamo sempre qualche modo per uscire da quell’accordo, ed è stata dura dover continuare ad andare avanti fra tour e via dicendo, come puoi immaginare. Poi dal 2005 ad oggi, abbiamo la nuova line-up, col ritorno dei membri originali (Alex Skolnick e Greg Christian, anche se con Paul Bostaph alla batteria, ndr), ed ora vogliamo veramente solo riprendere a fare musica, a fare quello che ci piace, anche per far sapere ai nostri fans che ci siamo ancora! Vogliamo andare in tour, suonare le nostre canzoni assieme, divertirci… solamente tornare a divertirci ed essere felici.
Perciò la vedo come una specie di nuovo punto di partenza per noi, possiamo incontrarci di nuovo, scherzare, bere, e spassarcela assieme. Per tutte queste ragioni desideriamo tornare a girare il mondo assieme come band, e vedere semplicemente se funziona.
M.: Perciò come ti sembra per ora la nuova etichetta, dato che vi siete spostati dalla Spitfire alla Nuclear Blast?
E.: Direi che fin’ora va tutto bene. E’ la grossa etichetta che abbiamo cercato negli ultimi dieci anni, e molti dei miei gruppi preferiti sono sotto di loro.
M.: Puoi farmi qualche esempio?
E.: Di queste band? Bè, il mio gruppo preferito sono i Dimmu Borgir, che suonano per questa etichetta, ed ho sempre apprezzato il modo in cui vengono pubblicizzati, le confezioni dei loro lavori… sono fantastici. Poi ci sono molte altre bands, come gli In Flames, i Meshuggah… ed altri gruppi svedesi che mi piacciono. Penso quindi che in questo momento sia stata la scelta perfetta per i Testament, con cui riprendere a fare la nostra musica.
M.: Bene. Parliamo invece più del nuovo album, a partire da come sono stati scelti il titolo ed il disegno in copertina.
E.: La copertina è stata scelta in modo da poter rappresentare il ritorno alla line-up originale, e perciò volevamo trovare qualcosa che fosse familiare a questa formazione. Così abbiamo pensato ad un disegno sullo stile di “Practice What You Preach” e “Souls Of Black”, come hanno queste cinque figure in primo piano, e poi il cielo, la terra, e questa aria oscura. Inoltre se ci pensi, i protagonisti sono cinque angeli, che rappresentano noi cinque, e poi seguono tutte le altre figure… E’ lo stesso tipo di concetto che ricorre.
Per quanto riguarda il titolo, che è “The Formation of Damnation”, direi si tratta di una specie di sintesi di quello che sta accadendo nell’immagine. Ma ha anche un significato diverso per me: è come una formula che rappresenta la band, “damnation” è la musica, è la formula della nostra musica, perciò rappresenta la sua “formazione”, tutto qui.
M.: Capisco. Confrontando il nuovo album col precedente, potremmo dire che è non solo più “heavy”, ma in un certo senso anche più “melodico”. Quali pensi che siano le qualità principali di questo disco?
E.: E’ stato fatto con l’intenzione di essere simile ai primi dischi, ma anche di ricordare in qualche modo il suond di “The Gathering”. E’ un pò una via di mezzo, che suona come se “The New Order” avesse incontrato “The Gathering”, più qualcos’altro, che dà quel senso di..
M.: Vecchio e nuovo assieme
E.: Esatto. E’ come un suono più maturo, moderno ma classico allo stesso tempo, molto “old school”, ma con l’aggiunta di qualcosa di nuovo… Se ci pensi può proprio essere inteso così, come l’incontro tra i nostri primi lavori e quello precedente.
M.: Perciò in che modo pensi invece che la vostra musica si sia evoluta in questi vent’anni?
E.: Penso che ora come ora siamo tornati com’eravamo, è come se avessimo chiuso un cerchio rispetto alla nostra musica. Il nostro sound ora è molto simile a quando la band era appena agli inizi, e questo anche perchè siamo praticamente gli stessi musicisti. Come sai non siamo mai diventati veramente così grossi, quindi abbiamo sempre dovuto lottare per fare del nostro meglio, e per soddisfare i nostri sostenitori fino ad ora. E’ il Metal. Il Metal è lottare, superare le difficoltà… Non come i Metallica, che ora fanno canzonette… Ma quello che voglio dire è che è importante saper affrontare gli ostacoli che la vita ci mette davanti e proseguire per la propria strada.
M.: E tornando all’album, qual’è la tua impressione riguardo a “The Formation of Damnation”?
E.: Penso che dobbiamo esserne molto soddisfatti. Questa è la cosa più importante, perchè se io non fossi contento del disco, e piacesse a tutti gli altri, sarei molto confuso. Non voglio suonare qualcosa che non mi piace. Ma penso che per me sia veramente un buon lavoro, posso esserne fiero, ed ero felicissimo quando l’ho ascoltato tutto per la prima volta. Facevo i salti di gioia, non come un bambino, ma sono assolutamente fiducioso di aver realizzato le canzoni giuste da registrare, e credo che potrà piacere a tutti.
M.: Personalmente penso anch’io sia un buon disco
E.: Si, lo è decisamente.
M.: Proseguendo, a parte l’ingresso nella band di Paul alla batteria, col ritorno di Alex e Greg la formazione è appunto come hai detto tu stesso praticamente quella originale. Pensi che questo “ritorno alle radici” possa aver influenzato in qualche modo il nuovo disco?
E.: Si, certamente. Voglio dire, tutti noi “possediamo” questo disco. Sono veramente bravi musicisti, specialmente Paul. Anche Paul è nel giro da molto tempo ormai, ha suonato in diverse band prima di arrivare qui, e penso sia grandioso che abbia potuto registrare il disco con noi. Posso dire che in questo album ha dimostrato veramente tutta la sua bravura.
M.: Mi sembra infatti che abbia portato più velocità e potenza.
E.: Si esatto, più potenza e più velocità. Ha dato veramente tanto, molto più di quanto abbia mai fatto in nessuna delle altre band in cui ha suonato. Quello che intendo dire è che anche con gli Slayer ad esempio ha fatto un buon lavoro, era bravo, ma semplicemente credo che la sua prestazione in quest’album sia migliore di quanto abbia mai fatto fin’ora.
M.: Ci sono anche molti più assoli di chitarra rispetto al disco precedente.
E.: Si, ce ne sono un sacco. Alex è tornato, e anche io faccio diversi assoli in questo disco. Perciò abbiamo continuato a fare molti assoli, di soliti ce n’è uno in ogni canzone, e qui ritroviamo un assolo in qualcosa come ogni due minuti, quindi ci sono all’incirca… il triplo degli assoli! (ride, ndr)
E’ stata una cosa del tipo “Oddio, quindi tutti voglio quell’assolo, non è vero? E perchè no! Teniamolo!”
M.: (ride, ndr) Invece una mia curiosità, come mai durante la vostra carriera avete cambiato batterista così spesso?
E.: Bè sai, in realtà non si è trattato proprio di cambiarli perchè volessimo farlo. Se abbiamo avuto diversi batteristi è più dovuto al fatto che il nostro programma, riferito ai tour, non era così pieno per la nostra band, come loro avrebbero voluto. E così molti batteristi hanno avuto problemi perchè volevano andare di più in tour, oppure non volevano starci troppo. Quindi abbiamo dovuto sempre accontentarci di lasciarli liberi di andare e venire, come John Allen (Sadus e Dragonlord), o John Tempesta, lo stesso Paul Bostaph… Abbiamo sempre dovuto scegliere quello disponibile al momento, chiamavamo dicendo “Dobbiamo andare in tour… Chi può farlo?” (ride, ndr).
E allora abbiamo lavorato in questo modo, lo abbiamo sempre fatto, abbiamo dovuto adattarci. Ci sono alcuni batteristi che desidererebbero essere di più in tour, perchè è il loro lavoro, come ad esempio John Tempesta, questo è quello che fa e che gli piace fare. E’ passato parecchio tempo da quando l’avevamo chiamato per “Low”, ora sta lavorando per… non mi ricordo… comunque lo chiamammo e ci disse “Posso”, “Bene”… Oppure John Allen, che invece non molto tempo fa ci disse “Non posso farlo… devo lavorare… non posso stare via tutto questo tempo…”, e via dicendo.
Ma penso che per questo disco tutti siamo stati d’accordo, senza discussioni, nell’ingaggiare un musicista che sarebbe poi rimasto nella line-up per l’intera campagna promozionale.
M.: Quindi Paul suonerà con voi anche in tour?
E.: Paul è nella band. E posso assicurarti che si impegnerà al massimo. Ha registrato l’album ma deve considerarsi parte integrante del gruppo. Dopo il disco ed il tour promozionale, deve rimanere nei Testament, senza ombra di dubbio. E decisamente lui stesso vuole stare qui.
M.: E penso sia un’ottima scelta.
E.: Si, anch’io.
M.: Dopo i tour degli ultimi anni e la promozione di questo album, i Testament si prenderanno una pausa o torneranno immediatamente al lavoro su del nuovo materiale?
E.: Bè, per ora abbiamo questo tour che inizierà il mese prossimo, ma non vogliamo solamente partire col tour ad aprile e poi girare, girare e girare…
Lo divideremo in parti, ed anche se è divertente andare in tour, e probabilmente penso che continueremo a promuovere questo disco ancora fino al 2009, non penso proprio che aspetteremo altri nove anni per lavorare su un nuovo album. Probabilmente entreremo in studio a fine 2009.
M.: Bene. Cambiando argomento, molte band spesso inseriscono delle chitarre Thrash nelle loro canzoni, anche se suonano ad esempio Death o Black Metal. Secondo te perchè i riff Thrash hanno ancora questo successo?
E.: Penso sia per l’energia. Sia il Death Metal che il Black Metal sono più “fissati” su certe tematiche, mentre penso che col Thrash Metal puoi parlare di qualsiasi cosa. Puoi parlare di morte, vita, guerra, politica… Qualsiasi cosa. E’ molto più vario. E poi anche la musica è diversa, può essere “felice”, può essere triste, può essere “malvagia”… mentre il Death ed il Black sono più… “Black” (ride, ndr), sono più…
M.: Focalizzati sulla morte?
E.: Si, è così, focalizzati sulla morte. A dire il vero nel Death non parli solamente di morte, puoi parlare di relazioni, storie tristi, è un pò più un parlare di uccidere la gente… E’ un discorso interessante, e avrei bisogno di più tempo per rispondere bene a questa domanda… Quindi per farla breve direi semplicemente per la sua varietà, per farle apparire più “melodiche”.
M.: E conosci magari qualche nuova band Thrash che pensi possa meritare un’attenzione particolare?
E.: Uhm… Non credo. Non ne ho sentite.
Continuo a sentir girare molti nomi, ho sentito di una band chiamata Municipal Waste, di cui si continua a parlare, e pare ne dicano un gran bene. Molta gente parla di loro, perciò sembra che sappiano vendersi bene. Magari diventeranno come i Testament, magari come i Nuclear Assault, non saprei… Cerco di concentrarmi più so quello che faccio io, e quindi non penso potrei raccomandare nessuna band Thrash Metal in questo momento.
M.: Ok, come pensi invece che sia cambiato il Thrash dagli anni ’80?
E.: In generale, penso che molte band abbiano smesso di essere Thrash, provando ad avere più successo, e diventando più commerciali. Ma ora sto vedendo che un sacco di queste stanno invece tornando alle origini, ad essere nuovamente “heavy”, ed è una gran cosa.
M.: Come ad esempio gli Slayer?
E.: Si, come gli Slayer.
Forse anche i Metallica un giorno torneranno alle loro radici…
M.: Forse…
E.: (ride, ndr) E riguardo ai Testament, noi ragazzi siamo cresciuti molti, siamo più consapevoli di quello che possiamo fare. Ma se guardi ai nostri dischi abbiamo chiaramente avuto anche noi il nostro periodo più “commerciale” come in “Low”, ma abbiamo avuto quasi un ciclo, ci siamo spostati poi forse un pò verso il Death Metal e poi di nuovo a fare Thrash e ancora Thrash. Ma prendendo in considerazione “The Gathering”, con questo nuovo disco suoniamo molto più come in “The New Order”.
Comunque parlando in generale direi che nel Thrash c’è un ritorno alle sue prime sonorità, più verso le sue origini.
M.: E penso sia decisamente una gran cosa.
E.: Si, anch’io. E’ più simile al sentimento originale, quello che ha ispirato questa musica.
M.: Sono d’accordo. Quest’estate invece suonerete al Gods Of Metal. C’è qualcosa che vorresti dire ai vostri fans?
E.: Certo. Abbiamo lavorato sodo per darvi un nuovo album, è passato molto tempo da quando è uscito un nostro disco. Quindi prima di venire a vederci penso dovreste sicuramente comprarlo. Non scaricatelo, mi ucciderebbe! Se vi piace la mia musica allora supportatemi comprando il disco. E’ importante per una band sentire l’appoggio dei propri fan!
M.: Perfetto. Non ho altre domande, quindi se c’è qualcos’altro che vorresti aggiungere…
E.: “Life’s hard, Testament’s harder”
M.: Bene, ti ringrazio per l’intervista. Ci vediamo!
E.: Grazie a te, Ciao.
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.