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Delirium X Tremens

Line up:

Med - Guitars
Pondro - Bass
Ciardo - Vocals, guitars
Thomas Lorenzi - Drums
www.deliriumxtremens.com
 

Marco: Prima di tutto, per chi ancora non vi conosce mi sembra doveroso fare una breve presentazione della band!

Ciardo: Ciao a tutti i lettori di HolyMetal, qui Ciardo cantante dei Delirium X Tremens. I DXT sono nati a Belluno, all’ombra delle maestose Dolomiti nel 1998. Abbiamo passato numerosi cambi di lineup prima di arrivare al nostro Mcd di debutto "Cyberhuman" nel 2003, disco che si muoveva attraverso territori death metal midtempo, con un occhio di riguardo alle tematiche che ci hanno accompagnato fino al debut album "CreHated From No_Thing", uscito per Punishment 18 records nel 2007, ossia l’odio verso l’abuso della tecnologia, l’odio verso la brama dell’uomo a prevaricare ogni legge naturale solo per soddisfare la propria sete di potere. Abbiamo nel frattempo suonato molti live, ovunque c’era la possibilità di farlo, abbiamo aperto concerti a band come Massacre, Necrodeath, The Haunted, Belphegor, Asphyx e molti altri...! In questi siamo cresciuti come artisti e come musicisti e abbiamo sviluppato partendo da "Cyberhuman" per l’appunto, un concept per ogni album tutti collegati tra loro per creare un unico filo conduttore fino ad arrivare al 2011 con l’imminente uscita della nostra nuova creatura "Belo Dunum, Echoes From The Past", un album da ascoltare, leggere e guardare!

M.: Manca davvero poco all’uscita di "Belo Dunum, Echoes From The Past", e da quanto ho potuto ascoltare dal promo l’album sembra promettere bene! Cosa puoi dirci musicalmente parlando riguardo a questo vostro secondo disco?

C.: Ti ringrazio per l’opinione! Il nostro nuovo disco è un vecchio diario impolverato di un Alpino morto durante la prima guerra mondiale nelle gelide trincee delle Dolomiti, ed è proprio lui a raccontare tutte le storie di cui tratta il disco. Storie e leggende provenienti dalle nostre amate Dolomiti Bellunesi, montagne dalla maestosità solenne. Storie di demoni e giganti, storie vere come la tragedia del Vajont, la guerra in montagna, la misteriosa morte di Papa Luciani nato a Canale d’Agordo nel Bellunese... Il nostro nuovo disco "Belo Dunum, Echoes from the Past" (Dove Belo Dunum è l’antico nome della città di Belluno appunto, che significa collina splendente) è crudo e rugoso come il volto di un vecchio montanaro provato da mille fatiche. Il nostro Death Metal già di per se ricco di movimenti nelle strutture delle canzoni, questa volta ha incontrato nuove sonorità provenienti da strumenti più tradizionali come fisarmoniche, flauti, chitarre acustiche, cori Alpini... tutto questo per creare una sonorità tale da accompagnare il concept del disco! E’ un album dinamico e vario, ma meno cervellotico del suo predecessore, e sebbene sia arricchito di varie cose è molto più diretto.

M.: Come lo definiresti rispetto al vostro debutto "CreHated from No_Thing"?

C.: Essenziale, crudo, nostalgico e imponente come le Dolomiti!

M.: Puoi commentare brevemente i brani che compongono quest’album, o almeno quelli che credi avranno maggior effetto sul pubblico?

C.: La opener del disco si intitola I WAS: in questa canzone l’Alpino protagonista spiega il senso dell’album, si capisce che lui è morto nella prima guerra mondiale sulle Dolomiti e racconta come in un diario, le storie e leggende e fatti realmente accaduti visti quando era in vita e anche dopo la sua morte, nei monti dove il suo spirito vive ancora. Si passa a "Teveròn, the sleeping giant", il monte Teveròn nasconde dietro di se la leggenda del gigante che dorme, un gigante che in tempi oscuri fu maledetto dalle streghe che lo trasformarono in montagna. In "The legend of Càzha Selvàrega" si narra della punizione delle anime dei peccatori costretti a scappare da una muta di cani infernali comandati dal demone della caccia proprio nelle vallate del monte Serva che domina Belluno. "Artiglieria Alpina" racconta della prima guerra mondiale sulle Dolomiti, "The Guardian" invece è un ode al Basilisco, protettore delle Dolomiti ritratto nello stemma araldico della nostra città, si passa poi a "33 days of Pontificate" song che è basata sulla teoria dell’assassinio di Papa Luciani. La settima canzone "An old dusty dream" è il racconto di un sogno, un sogno tetro e oscuro ambientato nei pendii dei monti. Il disco si chiude con una vera e propria trilogia dedicata alla tragedia del Vajont avvenuta il 9 Ottobre del 1963 , 3 canzoni diverse, ma collegate in un unica opera.

M.: Che cos’è che vi ha spinto a creare un concept sulla vostra terra? E com’è nata l’idea di aggiungere strumenti folk alla musica?

C.: Questo concept è la naturale evoluzione delle argomentazioni e filosofia che abbiamo trattato nei lavori precedenti. Il nostro odio appunto verso l’abuso della tecnologia, l’odio verso la brama dell’uomo a prevaricare ogni legge naturale solo per soddisfare la propria sete di potere, ci ha portato ad un ritorno alle origini, ai tempi andati, quando le persone avevano davvero poco per vivere, soprattutto qui in montagna dove il clima e l’ambiente non facilitava certo la vita, una situazione che molte persone troppo abituate alle comodità dovrebbero provare. Così ci siamo buttati in quest’opera, e il fatto di aggiungere strumenti più classici è stata una cosa del tutto naturale e spontanea. Il tutto per omaggiare la nostra terra montana. E’ infatti proprio per questo motivo che abbiamo ricevuto il patrocinio e il riconoscimento dalla Provincia di Belluno in quanto opera che valorizza il territorio e le nostre tradizioni.

M.: Come vi siete informati sulle leggende e tradizioni popolari, nonchè sui fatti storici, che compongono questo album?

C.: Tante cose come la leggenda della "Càzha Selvàrega" me le raccontava mio nonno, come le storie sugli Alpini me le racconta tutt’ora mia nonna, discendo da una famiglia di Alpini e pure io lo sono, quindi è normale che quelle storie già le conoscevo. Altre storie le ha approfondite Pondro il bassista, con varie ricerche in biblioteca, chiedendo informazioni a persone che studiano la storia di Belluno.

M.: E se non sbaglio avete anche parte dei testi in italiano, forse per rendere al meglio le tradizioni locali?

C.: La canzone "Artiglieria Alpina" è tutta in italiano, non c’è lingua oltre all’italiano che esprima la parola "Alpino" nella sua vera essenza... non potevamo tradurlo con Alpine troops, o chissà che altro. Poi pezzi in italiano li puoi trovare anche nella canzone "The legend of Càzha Selvàrega", per un discorso di resa sonora, la parte in italiano in quel caso aveva molto più mordente. Troverai anche un pezzo in dialetto Bellunese all’interno della trilogia dedicata al disastro del Vajont.

M.: Come mai la decisione di distribuire un promo di sole due tracce come anteprima del disco, seppur completo di biografia, trailer, e testi?

C.: Solo a scopo promozionale, per farci conoscere anche da chi non ha mai sentito parlare di noi, sia in Italia che all’estero. E quale sistema migliore se non un cd promozionale da distribuire, con un assaggio del nuovo disco?

M.: Vi aspettate di trovare successo anche al di là dei confini italiani con questo album, o forse anche per via del concept pensi che sia un pò più riservato al pubblico di casa nostra?

C.: Sai, non è un problema che ci siamo posti sinceramente, ma è ovvio che speriamo di varcare i confini con la nostra musica. Credo comunque che il pensare che le leggende della nostra terra siano un pò riservate al nostro pubblico sia limitante e sbagliato, non esiste un paese che ha la storia più bella o più brutta, la storia è storia... in questi anni tutto sta alla promozione che gli fai, vedi norvegesi vikinghi etc etc, una grande promozione e tutti gli corrono dietro.

M.: Ancora una volta siete al lavoro con Punishment 18, come vi trovate con loro, e cosa ne pensate di queste etichette indipendenti nel panorama italiano?

C.: Sì, la nostra collaborazione continua anche per questo disco, ci troviamo molto bene con Corrado e Marita della Punishment 18 , sono persone molto alla mano e con cui si può parlare e discutere tranquillamente! Inoltre stanno facendo un ottimo lavoro per la loro etichetta e si impegnano fino in fondo! La vita per le etichette indipendenti italiane non è facile, ma lo stesso discorso vale anche per quelle estere, non crediate che fuori dall’Italia se la passino poi tanto meglio. Il problema è generalizzato, i giovani al giorno d’oggi poi non sono più propensi a comprare i cd e scaricano qualsiasi cosa da internet... tutto questo fa morire l’underground e la musica in generale.

M.: In questo periodo in cui i soldi scarseggiano un pò ovunque e le etichette continuano a tagliare fondi alle band a meno che non diano garanzia di rientrare pienamente nelle spese, quanto è difficile farsi promozione?

C.: Farsi promozione è alquanto dura, il modo migliore è suonare tanto in giro e in svariati posti, ma come si sa anche quello è sempre più difficile, la gente si muove poco per i concerti a meno che tu non sia un gruppo mainstream... Se le etichette tagliano i fondi è proprio per il motivo che spiegavo prima, il problema degli scaricamenti, quindi le band che firmano un contratto è ovvio che accettano una situazione di collaborazione, e non è che l’etichetta si sobbarca tutto il lavoro di promozione, è giusto che si sbatta alla stessa maniera se non di più anche la band!

M.: Come vedi la scena nostrana in generale, considerando anche che quest’estate pure il tradizionale Gods of Metal si è praticamente perso per strada (anche se già per l’anno prossimo si parla di 3 giorni di MetalFest a Giugno a Milano), ed un altro festival come il Total Metal Fest in Puglia è stato cancellato?

C.: Ormai la situazione qui in Italia non è delle più rosee, si va poco ai concerti, i prezzi sono sempre più elevati e l’organizzazione lascia sempre un pò a desiderare. Per fare un esempio preferisco andare all’estero a vedermi qualche festival, sono organizzati meglio, costano meno, e molto spesso le band sono molto interessanti e tali che qua in Italia sarebbe difficile vedere!

M.: Pensi che sarà possibile riproporre dal vivo elementi come cori degli Alpini e strumenti un pò più particolari, magari in qualche occasione speciale?

C.: Ci stiamo lavorando sopra a questo discorso, e siccome per riproporre certi strumenti e suoni non possiamo portarci dietro 10 musicisti extra, allora stiamo studiando per suonare con delle basi registrate avvalendoci dell’ausilio di un minidisc... è una cosa nuova per noi, non è semplice perchè non l’abbiamo mai fatto, ma credo che in qualche maniera ci riusciremo!

M.: Avete mai avuto offerte per suonare a qualche festival estero?

C.: L’unico festival estero al quale abbiamo partecipato è l’Haliateum in Slovenia, altri festival esteri no. Offerte poche in generale, e qualcuna davvero troppo dispendiosa. Per la prossima stagione, ad Aprile stiamo progettando un tour di qualche giorno che comprenderà presumibilmente Austria, Germania, Svizzera con l’aiuto dell’agenzia di booking francese Lalchimie Destenebres.

M.: In un mondo dove oramai la gente è sempre più schiava della tecnologia, quanto è importante secondo te mantenere viva la tradizione e rispettare le proprie radici?

C.: E’ alla base della cultura di ogni uomo conoscere le proprie radici, quel minimo di storia e tradizione del proprio paese, città, o borgata che sia. E’ importante conoscerla per portare avanti la voce e il ricordo dei nostri nonni, dei nostri avi, perchè alla fine è anche grazie a loro se noi siamo qui oggi. Se un popolo perde il ricordo delle proprie radici, è un popolo finito.

M.: E come riassumeresti quindi in un paio di righe quel che volete dire con "Belo Dunum..."?

C.: Non c’è un vero e proprio messaggio, questa è un opera che abbiamo composto per omaggiare la nostra terra, i nostri nonni, le nostre montagne che ci hanno accudito nei nostri anni di vita... Spero che la gente che lo ascolterà riesca a carpire la magia e lo splendore di questi nostri territori... forse il messaggio più importante contenuto è di non lasciar morire la propria storia e le proprie tradizioni, e di venire ai nostri concerti pogando come i pazzi!!!

M.: Avete già in mente altri progetti in seguito all’uscita dell’album? (Anche al di fuori dei DXT)

C.: Al momento stiamo decidendo sul da farsi per le prossime date live, in cantiere abbiamo già del materiale nuovo sul quale lavorare. Stiamo lavorando anche sul concerto di presentazione di "Belo Dunum...", sarà un concerto che vedrà la partecipazione di varie comparse teatrali, scenografie in tema, e voci narranti fuori campo... speriamo che il tutto vada in porto, ma è ancora tutto da vedere!

M.: Concludiamo con un in bocca al lupo per l’uscita del vostro nuovo lavoro, e ti lascio lo spazio per un saluto ai lettori di Holymetal!

C.: Grazie Marco per lo spazio che ci avete concesso, è stato un piacere rispondere alle tue domande! Un saluto a tutti i lettori di HolyMetal, lasciate che il vento gelido delle leggende Dolomitiche vi avvolga!!!

Intervista di  Marco Manzi

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