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Blind Guardian

Line up:

Hansi Kürsch - vocals
Marcus Siepen - guitars
André Olbrich - guitars
Frederik Ehmke - drums
www.blind-guardian.com
 

Abbiamo avuto la fortuna di poter scambiare due parole con il disponibile e gentile chitarrista e compositore André Olbrich, leader dei teutonici Blind Guardian poco prima del loro spettacolare show del Battlefield Metal Fest a Milano, lo scorso 2 luglio!

Ecco a voi la nostra intervista esclusiva!

Ciao Andre! Bentornati in Italia! Oggi è un giorno speciale per tutti i vostri fan, perché suonerete Imaginations from the Other side nella sua interezza. Puoi raccontarci il motivo di questa scelta?


Abbiamo già suonato tutto Imaginations durante il tour americano nel 2016, dove abbiamo riscontrato un ottimo responso da parte dei fans. Quest’anno abbiamo ricevuto molte richieste dai fan europei di riproporre questo tipo di setlist, così abbiamo deciso di dedicare al concept tutto il tour estivo della band. Speriamo di ottenere lo stesso feedback positivo dell’anno scorso!

Visto che ho l’onore di poter parlare con colui che scrive la musica dei Blind Guardian, volevo chiederti come negli anni sei riuscito a bilanciare l’aspetto orchestrale dei brani e quello puramente rock/metal.

Il processo di songwriting dei brani della band è spesso molto complesso. Abbiamo fatto degli esperimenti con l’orchestra sin dai tempi di e abbiamo dovuto lentamente imparare come farlo: il primo tentavivo fu Theater of Pain ed il risultato non fu per nulla soddisfacente. Direi che il primo buon risultato con le parti di orchestra fu ...and then there was silence, ma anche in quell’occasione feci alcuni errori dai quali però ho imparato molto. Oggi posso dire che i migliori brani di questo tipo siano quelli del nostro ultimo lavoro. Ho dovuto analizzare come le vere orchestre suonano e come registrano, rendendomi conto che hanno bisogno di spazi e tempi diversi per “respirare”. Hanno anche dinamiche diverse, e penso che in At the Edge of time sia riuscito a includere queste caratteristiche: come puoi sentire esiste un bilanciamento nel dsco tra le parti hard rock e quelle orchestrali. E le dinamiche non sono mai piatte: ci sono parti dove è l’orchestra a farla da padrone, e altre dove le chitarre prendono il sopravvento, sempre all’interno di un gioco di dinamiche molto vivo.

Quindi quando componi devi avere già in mente tutte le parti del brano?

Certamente. Oggi non posso permettermi di scrivere una metal song ed inserire a posteriori le parti orchestrali o viceversa. Nella mia mente esiste già la canzone finita. Spesso parto dalla parte orchestrale, e subito mi ritrovo a lavorare sulle chitarre, scegliendo il tipo di suono di chitarra che in quello spazio è più congegnale: fortunatamente oggi riesco a vedere le due anime insieme, come se anche gli strumenti elettrici facessero parte di un’immensa orchestra. 25 anni fa lavoravo in maniera totalmente diversa. Scrivevo una hard rock song e la coprivo con parti orchestrali. Questo è l’errore maggiore che potevo fare, ma solo l’esperienza mi ha permesso di cambiare direzione!

Parliamo ora proprio delle chitarre. Ascolto milioni di band, ma il suono dei Blind Guardian è riconoscibile tra mille, quasi un trademark della band. Come fai ad ottenere queste sonorità?

Grazie, mi fa molto piacere questo tuo pensiero. Sai, non penso ci siano segreti o diavolerie tecnologiche in questa cosa: penso che dipenda dal “tocco”di ogni musicista. Ognuno ha il proprio carattere e le proprie caratteristiche, che influenzano come mai ti potresti aspettare il suono finale.
Bisogna provare a buttare nello strumento tutta il tuo cuore e la tua anima e vedrai che questo feeling, come per magia, si accende come con un interruttore. Quando iniziai a suonare la chitarra, non avevo questa “cosa”. Come tutti i ragazzi agli esordi ero concentrato solo sulla tecnica e a suonare per lo meno nella giusta tonalità e possibilmente nel giusto tempo (risata!) ma presto mi resi conto che non era per niente speciale per me quello che stavo facendo. Mi chiedevo spesso: cosa mi manca? Sono andato a cercare questa cosa osservando i miei eroi musicali, come Van Halen o Michael Schenker, entrambi dotati di una sorta di trademark sound e allora capii! Non era la tecnica a far la differenza! Loro buttavano nello strumento tutta la passione, il sentimento. Loro sul palco diventavano letteralmente “il suono” del loro strumento. Così, lentamente, ho provato a lasciarmi andare, meno seghe mentali e più cuore! E direi che sta funzionando!


In questi giorni state licenziando in tutto il mondo il vostro album “ Live Beyond the Spheres” che contiene ben tre dischi di registrazioni live degli ultimi tour. Come mai avete scelto questo enorme tipo di format?

Beh, direi che il problema principale è che, secondo me, i Guardian abbiano veramente tante buone songs!Abbiamo scelto brani del passato e brani molto recenti, tratti da tutta la nostra carriera. Abbiamo dovuto anche lasciar fuori molte songs, perché volevamo riproporre un vero show live della band. I nostri show durano poco più di due ore. In questo caso abbiamo registrato due ore e quaranta di musica, che secondo noi è il limite massimo. Oltre sarebbe diventata una proposta poco realistica. La cosa veramente speciale di questa raccolta live èche abbiamo provato a riproporre il mood di noi musicisti sul palco. Le canzoni all’inizio della scaletta sono quelle che nei live suoniamo per prime. Le ultime dell’ultimo cd sono quelle che in un normale show suoniamo per chiudere. Se ascolti attentamente le registrazioni ti renderai conto quindi che magari che nelle prime song ci sono meno errori tecnici, ma magari meno passione, Esattamente come succede in un live! Man mano che la scaletta procede, potrai notare che probabilmente qualche errore tecnico emerge a causa della stanchezza sulle assi del palco, ma nel contempo aumenta anche la passione di noi che stiamo suonando, quell’energia che ci investe dopo aver suonato un paio di canzoni di “rodaggio”. Ecco, volevamo proprio riproporre fedelmente le emozioni di un vero show della band! Nel bene e nel male!

Una cosa che mi colpisce molto è che voi nella band...sorridete sempre! Ma come fate dopo 25 anni? Non ci sono mai stati “problemi”all interno della band?

Sai perché sorridiamo? Perchè sono una persona estremamente fortunata. Posso fare nella vita quello che ho sempre desiderato, ovvero suonare in una band. E no, ti assicuro che in tutti questi anni non vi è mai stato uno screzio, neanche minimo con i ragazzi della band. Il motivo è semplice: abbiamo tutti gli stessi obiettivi e tutti sappiamo che direzione deve prendere il progetto Blind Guardian e ognuno lavoro duramente per perseguire questi obiettivi. Negli anni ’90 qualcuno diceva che il metal era morto. Ecco, noi oggi noi siamo ancora qui solo per dimostrare che il metal non è morto: è solo cambiato, ma è vivo e vegeto. Aspettiamo sempre nuove sfide per poter dimostrare questa nostra certezza. E’ questa una delle cose ci aiuta ad andare avanti!
Spesso guardo negli occhi gli altri durante i live, e mi accorgo che siamo tutti li per lo stesso motivo: crescere insieme. All’interno della band esiste un rispetto profondo e onesto tra tutti i componenti. Siamo cresciuti musicalmente e umanamente insieme. Siamo una famiglia. Capisci perché sorridiamo? Perchè siamo delle persone fortunate!


Chiudiamo con una piccola curiosità: un paio di anni fa avete avuto l’esperienza di scrivere un brano per un videogioco, the “Dwarves”. Ma chi è il vero nerd della band?

Pensa, il vero nerd della band...sono io! Purtroppo non ho potuto partecipare alla stesura del brano, perché ero coinvolto in un altro progetto: stavo scrivendo una novella per un progetto fantasy, ma ci hanno pensato Hansi e Markus a scrivere la song! Pensa che Hansi è la persona più lontana dalla tecnologia che conosca! Anche in studio di registrazione spesso viene fuori questa sua indole “anti tecnologia”! Io invece passo ore al pc. Sia per lavoro sia per svago. In particolare quando sono in tour non vedo l’ora di trovare un wi-fi spot per poter connettermi e giocare! I miei games preferiti sono MMO RPG, come Warcraft etc. Ora sono completamente dipendente da Hell Cross! Anzi, ti ringrazio per l’intervista così ho evitato di piazzarmi davanti al pc ancora!

Intervista di  Manuel Molteni

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