Intervista al disponibilissimo Leonardo Moretti che si dimostra
lieto di rispondere alle domande e soprattutto di chiacchierare un po’.
- Cosa significa Samaya, il titolo del vostro ultimo album?
(Leonardo)In sanscrito significa “serratura”.
- E come mai l’avete scelto come titolo?
(Leonardo)Guarda, siccome l’album è qualcosa di complesso, alchemico, abbiamo
pensato per esempio ad una poesia di Leopardi, al quale non si può
domandare che significato abbia, ma ognuno da il proprio, allo stesso
modo la gente deve capire il significatoche l’album ha per l’
ascoltatore stesso e per conto proprio .
- Sei soddisfatto della riuscita dell’album?
(Leonardo)Si, sono molto soddisfatto e penso che per un musicista riuscire a
produrre un lavoro che lo soddisfa sia il risultato più importante.
- Com’è stato accolto dal pubblico?
(Leonardo)Le reazioni sono state per lo più positive, le recensioni sulle riviste
specializzate di dark e gothic sono state buone nonostante la
complessità del disco ed anche i fans sono stati contenti, ma essendo
appunto fans non sono completamente obiettivi. Però ho visto anche
recensioni superficiali che parlavano male del disco senza addurre delle
motivazioni precise, dipende anche molto dalla cultura musicale di
quello che fa le recensioni, ho addirittura letto che il nostro disco,
come disco power è pessimo, cosa che potrei anche capire, se fosse un
disco di power metal.
- E la resa live?
(Leonardo) Ecco, quello è il tasto dolente, con gli album precedenti abbiamo sempre
cercato di riproporre in concerto tutto quello che era presentato nel
disco, ma questa volta saremo costretti ad aggiungere varie parti pre-registrate, un live a mezzo insomma, anche perché sai, essendo in
due è piuttosto difficile.
- Quali sono le vostre influenze, sia per la scrittura dell’album che in
generale?
(Leonardo) Per la scrittura dell’album in particolare non ce ne sono, è tutto un
risultato di esperienze e di tutta la musica che abbiamo avuto ed
ascoltato.
Come influenze musicali siamo tutti e due dei grandi fans dei “Rondò
Veneziano”, l’associazione di rock e batteria con gli archi è
fenomenale, comunque abbiamo ascoltato come tutti credo il metal
classico, Iron Maiden, Metallica e death metal.
- E nulla che si avvicini di più al vostro genere? A me vengono per
esempio in mente i Therion.
(Leonardo) Sembrerà strano, ma non ascoltiamo quasi nulla del genere che suoniamo e
poi non mi piace per niente leggere cose tipo: “questo è un po’ alla Gathering, quell’altro è un po’ alla Lacuna Coil”.
- Dicevamo che la struttura delle vostre canzoni è piuttosto articolata,
come procedete per comporle?
(Leonardo) Generalmente partiamo dalla tastiera o dalla chitarra, della struttura
musicale se ne occupa per lo più Luca, io mi arrangio con le voci.
- Quanto tempo ci avete messo per registrare “Samaya”?
(Leonardo)All’incirca un mese, poi la si mangiava benissimo…
- (Rido) Dunque vi sareste fermati volentieri due settimane in più?
(Leonardo)(Ride anche lui) certo!
- All’interno del cd è compresa anche una traccia video, secondo quale
concezione è stato ideato?
(Leonardo) Un nostro fan francese ha usato spesso le nostre musiche per dei
cortometraggi ed ha voluto chiederci se aveva il permesso di usarle, noi
gli abbiamo detto che poteva fare quel che voleva, così ha girato il
video di “Path Of Transmigration” senza però sapere di cosa parlava la
canzone.
- Una bella soddisfazione…
(Leonardo) Si, fai musica solo per i fans, non puoi contare di prendere soldi,
altrimenti dopo poco molli tutto.
- Ti ringrazio, io ho finito.
(Leonardo) Grazie a te, a presto!
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