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Mesmerize

Line up:

Folco Orlandini - Vocals
Piero Paravidino - Lead & Rhythm Guitar
Luca Belbruno - Lead & Rhythm Guitar
Andrea Tito - Bass
Andrea Garavaglia - Drums
www.mesmerize.it
 

Dopo un’autentica giornata di sangue, sudore e lacrime, eccomi pronto a fare una serena chiacchierata con i Mesmerize, uno dei gruppi che più ci hanno fatto divertire in questa giornata a Chiaromonte. Ho l’onore di parlare con Tito, il bassista del gruppo ed Andrea, uno degli elementi storici della band.

Donato: Prima di tutto devo farvi i complimenti per lo splendido album che state portando in tour “Stainless” che, devo dire la verità, mai titolo fu più azzeccato per un album, come già il caporedattore di Holy Metal ha detto, ed io non posso far altro che confermare in pieno le sue parole. La prima cosa che volevo sapere è questa: il nome del gruppo Mesmerize a me ha dato l’idea di un significato quasi epico, di colui che riesce ad incantare con la propria musica, un personaggio tipo il Pifferaio Magico” o qualcosa del genere. È questa l’idea che ha dato origine al gruppo o c’è stata qualche altra idea?
Andrea: devo dire che la tua interpretazione è più che esatta. Il nome del gruppo ha preso spunto dal termine “Mesmerismo” che è l’applicazione della teoria del dottor Mesmer che è antecedente all’ipnosi. È dai tempi del liceo, cioè esattamente diciassette anni fa che, quando abbiamo cercato un nome per il gruppo, abbiamo preso spunto da questa teoria. L’unica cosa che è cambiata è stata che il nome è stato contratto: infatti, all’inizio ci chiamavamo Mesmerizer, poi abbiamo deciso di contrarre il nome per ragioni di semplicità (diciamo pure che tutti lo sbagliavano).

io ormai Vi seguo dai tempi di “Tregenda” che è stato il Vostro primo demo e che, se non vado errato, contiene dei pezzi che sono poi entrati a far parte del Vostro debutto discografico.
Tito: hai perfettamente ragione. Infatti Ragnarok è uno di quei pezzi che, presente su Tregenda, è entrato a far parte del nostro debutto dopo essere stato un po’ riarrangiato. Infatti Tregenda risale al 1992 che ci ha permesso di ritagliarci uno spazio nell’ambiente musicale. Poi nel 1996 è uscito il nostro debutto che conteneva appunto Ragnarok nella nuova versione.
Andrea: devo dire che all’epoca il nostro genere era un po’ bistrattato. Quelli erano gli anni del Thrash e non c’era spazio per chi faceva Metal Classico come noi. Infatti chi non era estremo veniva un po’ preso a pesci in faccia. Quando proponevamo la nostra musica alle etichette, la risposta era sempre la stessa: la Vostra musica non tira, non si riesce a vendere, non è commerciale. Poi abbiamo incontrato l’Underground Symphony che ha creduto in noi ed in questo tipo di sonorità ed alla fine eccoci qua.

È lo stesso discorso di quando Malmsteen pubblicò Eclipse, un disco stupendo di Heavy Metal classico anni ’80 ma che è uscito nel momento in cui il genere che dominava era il Grunge
Andrea: Ed infatti anche nel Metal sono spesso le mode che la fanno da padrone anche se, grazie al cielo, ci sono sempre gli appassionati che restano fedeli fregandosene delle mode che sono una cosa pessima.

Dei membri storici che registrarono Tregenda oltre a te chi è rimasto?
Andrea: sono rimasti il cantante Folco e Piero. Paolo Chiodini è rimasto con noi fino a due anni fa, poi si è sposato ed ha dovuto abbandonare perché si è trasferito a Napoli. Invece il bassista è andato via perché ha smesso di suonare.

Quali sono stati i gruppi che Vi hanno particolarmente ispirato quando avete cominciato a suonare?
Andrea: Sicuramente sono stati i gruppi che abbiamo ascoltato durante la nostra adolescenza: gli Iron Maiden, i primi Helloween e Manowar. A volte qualcuno tende ad accomunarci con i Judas Priest, anche se francamente non li abbiamo quasi mai ascoltati.

Forse Vi accomunano con i Priest perché insieme ai Maiden hanno dato origine alla New Wave Of British Heavy Metal. Per quanto riguarda i Manowar non ho alcun dubbio: infatti all’Indian avete proposto Hail And Kill.
Tito: Siamo dei grandi fan dei Manowar. Quando abbiamo la possibilità di fare un set più lungo, inseriamo sempre una cover degli Helloween o dei Manowar. Non ci vergogniamo ad ammettere che ci ispiriamo a questi gruppi che ormai fanno parte del nostro background musicale.
Andrea: Diciamo pure che, anche se ci ispiriamo a qualche gruppo, cerchiamo sempre di portare avanti un discorso personale cercando di modernizzare quello che hanno fatto i grandi. Per riprendere la tua domanda ti faccio un esempio: Immaginati dei ragazzini che prendono in mano una chitarra e vedono “Live After Death”: è chiaro che cercano di imitare le gesta del gruppo.

avremo prima o poi l’onore di poter avere un Dvd Live dei Mesmerize o anche un Live album che riesca a catturare tutta l’energia che sapete esprimere dal vivo?
Tito: Prima di tutto ci devono essere le opportunità da parte della casa discografica di realizzare cose di questo tipo e soprattutto bisogna avere delle attrezzature necessarie per operazioni di questo tipo. Diciamo che ultimamente ci stiamo molto dedicando all’attività live, quindi una riproduzione su cd dei nostri concerti sarebbe una bella cosa. Vedremo se e quando si potrà realizzare.
Andrea: Diciamo pure che sarebbe una bella cosa poiché abbiamo alle spalle una forte attività live e che, da buon gruppo metal, non ci siamo mai tirati indietro quando ci hanno chiesto di suonare. Infatti un gruppo metal che non suona dal vivo non è un buon gruppo.

Infatti secondo me il valore di una band si dimostra dal vivo. È chiaro che dal vivo l’errore ci può pure stare, ma questo rende la band umana. Infatti una band che suona in maniera fin troppo perfetta finisce per essere fredda. Ed allora uno si chiede: ma questi suonano o riproducono pari pari ciò che hanno fatto in studio? Dato che dal vivo l’elemento improvvisazione ci deve almeno essere.
Andrea: Sono pienamente d’accordo con te. Il bello del concerto è dare spazio all’improvvisazione. Se devo sentire dal vivo una band che mi propone la stessa identica cosa che ho ascoltato sul disco, mi ascolto il disco. Non vado certo a vederli dal vivo. Il bello del live è di modificare in qualche maniera i pezzi a seconda di ciò che provi in quel momento. Se uno pensa solo all’esecuzione nuda e cruda del pezzo, si perde almeno l’80% del bello di un concerto.

Ora Vi faccio una domanda un po’ particolare: Cosa ne pensate del metodo di far conoscere una band attraverso la diffusione dei file Mp3?
Tito: La mia opinione è che l’ascoltatore metal differisce un po’ dal resto del pubblico musicale: l’ascoltatore metal compra il cd per avere un disegno bello, con delle foto della band, con un cd fatto in una maniera particolare per poterlo conservare e farlo diventare un pezzo da collezione. Il vero metallaro non è quello che ha i cd masterizzati e che li ascolta ogni tanto. Per quanto ci riguarda, penso che la diffusione degli Mp3 possa essere solo un vantaggio. Noi siamo contenti se qualcuno ha l’occasione di ascoltare i nostri brani e di conoscerci. Anche perché molto spesso così chiunque ci ascolta, ci conosce e se i pezzi gli piacciono poi si compra il cd.
Andrea: C’è anche da dire che è una cosa un po’ antipatica ma è la verità: per ciò che riguarda il mero denaro, per quanto noi ci guadagniamo sulla vendita di un cd, siamo più contenti se molte persone ci conoscono che non di vendere qualche copia in più del nostro cd.

se doveste consigliare ad una persona che non Vi ha mai ascoltato un album per capire chi sono i Mesmerize, quale album gli consigliereste? Io personalmente consiglierei sia Stainless sia Tregenda, dato che lì ci sono dei brani che, anche se suonati oggi, non guasterebbero.
Tito: Tregenda ormai fa parte della storia del gruppo. Quando l’hanno registrato, dato che non facevo ancora parte del gruppo in quel periodo, è stata la prima esperienza in sala di registrazione. Era un’espressione molto genuina del nostro modo di suonare, di essere musicisti. Se dovessi consigliare un album che esprima quello che siamo assolutamente Stainless.

Quando ascoltavo Tregenda, sono rimasto colpito in particolare da Tregenda che mi ha fatto ricordare molto i Black Sabbath.
Andrea: Hai ragione. Infatti il riff di quel pezzo è molto sabbathiano. Anche in Stainless ci sono delle atmosfere molto cupe e molto anni ’80. diciamo pure che etichettare la nostra musica è molto difficile, dato che è un insieme di vari generi che cerchiamo di far emergere piuttosto che appiattirli tutti in un unico genere, anche se a volte questo non è capito e si pensa, sbagliando, che un gruppo non abbia una propria identità. Invece la nostra identità è di riuscire a proporre tanti stile senza mai fossilizzarci su uno in particolare.

Se dovessi fare un bilancio della Vostra carriera, quali sarebbero i momenti positivi e quelli negativi?
Andrea: Diciamo che i momenti più traumatici sono stati i troppi cambi di formazione che ci sono stati all’interno del gruppo che però hanno dato origine sempre a momenti molto positivi. Questo perché noi siamo nati come un gruppo di amici e continuiamo ad esserlo. Quindi quando ti stacchi da un amico è sempre un momento negativo. Però è anche un sollievo quando entra una persona altrettanto valida che porta idee nuove ed una spinta nuova nel gruppo, allora quella tristezza che provavi nel vedere che l’amalgama non girava più come doveva diventa poi un modo per crescere perché una testa nuova, propositiva che ha voglia di inserirsi porta sempre nuova linfa all’interno del gruppo. Poi gli altri momenti belli sono i vari concerti in cui vedi il pubblico andare in disibilio. I momenti meno belli sono quando vedi una recensione fatta con i piedi da qualcuno che ti giudica senza aver nemmeno ascoltato il disco. Posso assicurarti che uno dei momenti più belli della nostra carriera è stato quello di suonare oggi davanti ad un pubblico come questo.

Mi hai anticipato la domanda. Volevo chiederVi come avete trovato il pubblico dell’Agglutination. Am a quanto vedo la risposta me l’avete già data.
Tito: È sempre un piacere per noi suonare qua. Oggi eravamo preoccupati perché sapevamo che il pubblico era venuto solo per i Mayhem e noi non c’entriamo niente con loro. Invece devo affermare che il pubblico ha molto gradito la nostra musica. Speriamo che anche con i Freedom Call facciano lo stesso. Poi oggi c’è stata la partecipazione di Vito al violino che ha dato quel tocco in più alla nostra performance di oggi.

Per concludere questa chiacchierata se volete fare un saluto agli amici di Holy Metal che saranno ben contenti di quest’intervista e del Live Report che andrò a fare e che non potrà che essere positivo dato che ci avete veramente fatto divertire, siete liberi di farlo.
Andrea e Tito: Prima di tutto la cosa più importante è che Voi vi siate divertiti, il resto viene da sé. Comunque mando un saluto a tutti gli amici di Holy Metal. Se volete conoscerci potete andare sul nostro sito www.mesmerize.it e scaricare qualche nostro pezzo.

Intervista di  Donato Tripoli

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