Cari amici di Holy Metal eccomi qui pronto, nonostante un tempo da lupi, a scambiare quattro chiacchiere con gli Ira, uno dei gruppi che ha fatto il suo ritorno sulle scene in occasione del festival Black In Mind che si è svolto lo scorso Ottobre alla Fabbrica Del Vapore di Milano.
Donato: Ciao ragazzi. Grazie del tempo che avete deciso di concedermi per quest’intervista. Per cominciare vorrei chiederVi di parlarmi del nome della band: cosa Vi ha portato a chiamare il gruppo in questa maniera? A me, ascoltando il Vostro demo, è venuto subito in mente sia l’espressione del sentimento di rabbia e di ribellione che ti spinge a suonare.
Ira: infatti il nome del gruppo deriva proprio dalla rabbia e dalla voglia di ribellarci contro tutto ciò che ci circonda. Basta dare un rapido sguardo al mondo per capire quanto ci sia di sbagliato nella società in cui viviamo. Per sfogarci potevamo scegliere o di andare in giro a spaccare tutto ed a picchiare la gente o di suonare. Noi abbiamo scelto di suonare ed eccoci qui.
Ed infatti ciò che mi è venuto spontaneo ascoltando il Vostro demo Chaotic Regression è che l’unico modo di sfogare la Vostra rabbia per tutto ciò che avete dovuto subire come gruppo, dato che avete rischiato anche di sciogliervi a causa dei vari cambi di formazione, è stato quello di sfogare su disco ed in sede live tutto il rancore che avete accumulato. Parliamo sia del titolo dell’album che dell’artwork: cosa vi ha portato ad intitolarlo così ed a utilizzare quell’immagine che richiama un certo riferimento al fungo atomico e mi ha fatto tornare in mente la copertina di un album dei Nuclear Assault di qualche anno fa. È stata questa una delle Vostre ispirazioni?
Francamente stavamo cercando un titolo che rispecchiasse moltissimo i contenuti delle nostre canzoni che sono una specie di caotica regressione che sfocia poi in un’esplosione di energia e potenza. L’album esprime esattamente ciò che stiamo provando adesso: da anni il mondo è in uno stato di caotica regressione ed infatti noi trattiamo questo tema nei brani “Chaotic Regression” e “Syndrome Of Decline”. Per quanto riguarda l’artwork abbiamo ripreso uno dei quadri di uno dei maggiori esponenti della pittura dell’olocausto che si chiama David O’Leer intitolato “La Castrazione”.
Per la composizione dei pezzi usate il metodo della Jam Session oppure ognuno di Voi sviluppa personalmente le proprie parti?
Non c’è mai un metodo definito. A volte i pezzi nascono in sala prove. Capita durante le prove che qualcuno arriva con delle parti di un pezzo già pronte o addirittura con un pezzo già pronto. In questo caso si registra sul computer e poi si cerca di arrangiarlo per fargli assumere una connotazione definitiva. Ognuno di noi sviluppa le proprie idee ed a volte si tenta di trovare anche qualcosa che possano suonare gli altri membri del gruppo. Non siamo abituati a darci dei compiti: non c’è nessuno che faccia il despota all’interno del gruppo. Il clima che regna adesso in sala prove è di assoluta tranquillità: ognuno è libero di proporre le proprie idee, purchè si resti dentro i canoni musicali del gruppo.
Datemi un Vostro parere sulla scena metal estrema sia italiana che straniera odierna. Alcuni hanno avuto il barbaro coraggio di affermare che con la morte di Chuck Shouldner il genere Death sia destinato a decadere. Io non ho mai condiviso questa tesi dato che ci sono molte bands che stanno portando ancora avanti meritatamente il genere estremo del metal. che ne pensate?
Per quanto riguarda l’Italia devo dire che non si può fare molto per difendere la scena metal estrema. L’unica cosa che può spingerti a continuare è quello di credere in ciò che fai. All’estero c’è molta più apertura. In Italia per suonare devi proporre un genere di musica orecchiabile che riesca ad attirare molta gente; quindi chi suona metal estremo è già battuto in partenza. All’estero i gruppi vengono supportati molto meglio. In Italia ormai il genere che va di moda è il Power Metal, dato che è un genere musicale orecchiabile che vende tantissimo.
Ho notato che nel Vostro gruppo sono confluiti vari membri che hanno suonato in altre band come ad esempio i Brainwash. Quello che volevo sapere è cosa avete portato nel gruppo delle Vostre precedenti esperienze e qual’è stata la scintilla che ha fatto scoccare in Voi la voglia di suonare negli Ira.
Ciò che ha spinto i nuovi membri a decidere di unirsi al gruppo è stata la serietà che da sempre è stato un marchio di fabbrica degli Ira. A volte capita di entrare in alcuni gruppi che a parole ti promettono mari e monti, ma quello che conta realmente è mettere in pratica ciò che si dice a parole. E molto spesso succede il contrario. Si può dire che il feeling tra di noi è nato praticamente subito. Ci siamo trovati d’accordo e siamo riusciti a ritrovare nuovamente la voglia di suonare che per molto tempo era stata repressa. Se riusciremo a credere in ciò che facciamo, potremo sicuramente andare avanti e, senza peccare di presunzione, riuscire a fare il grande salto.
Ed è ciò che ho scritto io sulla recensione del Vostro concerto al Black In Mind e del Vostro demo. L’evoluzione che il gruppo ha avuto dagli esordi fino ad adesso ha dell’incredibile: siete passati da un Thrash stile Sepultura e Metallica ad un Death Metal che fonde le radici Thrash con delle ritmiche molto vicine allo stile dei compianti Carcass insieme agli stile della scuola degli anni ’80 che ha dato origine al genere.
Noi cerchiamo anche di guardare al futuro. Chiaramente le nostre ispirazioni sono i gruppi degli anni ’80, ma cercheremo di non fermarci ad imitare i grandi ma di creare un sound nostro che ci renda facilmente identificabili. La cosa che ci da più fastidio è l’abitudine che si ha in Italia di catalogare i gruppi. Noi suoniamo metal e basta. Quando scriviamo le canzoni cerchiamo sempre di metterci il nostro spirito: scriviamo quello che sentiamo
Infatti etichettare un gruppo come il Vostro è praticamente impossibile, dato che nella Vostra musica, come ho già detto, confluiscono tantissime influenze dettate dai vari elementi che ci partecipano. Molto spesso sono costretto a classificare i gruppi. Ma devo dire che se potessi eviterei qualunque tipo di classificazione.
Sono completamente d’accordo con te. Il fatto che noi facciamo parte del genere estremo non vuol dire che non possiamo inserire un arpeggio dopo un riff ultra veloce. Noi suoniamo ciò che sentiamo. E se in quel momento ci va di inserire un pezzo melodico lo facciamo e non ci pensiamo due volte.
Io francamente quando ho recensito il Vostro demo ho avvertito che ascoltandolo c’era un notevole pericolo di divenire musico-dipendenti, dato che la Vostra musica dà un’assuefazione immediata. Infatti io sono sicuro che chiunque ascolti il Vostro album non potrà fare a meno di pensare che, se questo è uno dei Vostri primi lavori, avete molti margini di miglioramento. So che state lavorando sul nuovo materiale. Un’anticipazione l’abbiamo avuto avuta al Black In Mind quando avete eseguito “Emotion” .
Quello è stato solo un assaggio del nuovo materiale. Abbiamo già pronti un bel po’ di pezzi. Se qualcuno vorrà darci la possibilità di dimostrare il nostro valore, lo ripagheremo alla grande.
Per quanto mi riguarda io sono sicuro che Voi avete la stoffa per avere successo e per poter, come su suol dire, fare il botto, anche se la scena estrema ormai è molto congestionata. Ma il rpoblema, in Italia, come abbiamo già detto prima è che sino a quando le Label penseranno solo a far soldi, un posto al sole per i gruppi seri non ci sarà.
Posso affermare che, da quando ci siamo riuniti, abbiamo deciso di suonare perchè ci piace farlo. Non suoniamo per guadagnare. Quello che viene è ben accettato.
Quando sarà la prossima volta che Vi vedremo suonare live prima dell’uscita del nuovo lavoro?
Francamente non sappiamo se l’agenzia con cui siamo in contatto organizzerà delle date Live. Quando abbiamo suonato al Black In Mind per noi è stata la prova del fuoco. Era il nostro primo concerto con la nuova formazione e dopo molti mesi di assenza dalle scene. Avevamo voglia di testare l’affiatamento della band e soprattutto volevamo vedere se riuscivano nuovamente a provare le sensazioni che provavamo prima dello scioglimento del gruppo.
Da esterno posso solo dire che avete avuto dei consensi a scena aperta. Se per Voi quella era la prova del fuoco, l’avete superata a pieni voti. Quello che ho scritto nel report del Black In Mind era la voce unanime di coloro che stavano al di là delle transenne. Avete avuto anche i complimenti da parte dei Jesus Chrisler Superskunk.
Questo ci fa molto piacere. Quel concerto è stato un ottimo punto di partenza e speriamo di poter continuare così cercando sempre di migliorare e di evolverci.
Mi chiedo come mai non siete stati chiamati a suonare al Tradate Iron Fest nella giornata dedicata ai gruppi italiani. A mio parere Voi non sfigurereste in un festival del genere.
Non sta a noi dire questo. È la gente che ci viene a vedere che deve giudicare. Noi diamo sempre il massimo ad ogni concerto. Poi ci rimettiamo al giudizio del pubblico.
Per concludere in bellezza, se volete fare un saluto agli amici del portale sarà ben gradito.
Ringraziamo Holy Metal per lo spazio che ci ha concesso la possibilità di essere ancora più visibili e che ha fatto sì che il nostro lavoro fosse conosciuto a tutti. Speriamo di poter continuare a ricambiare la fiducia che avete riposto in noi.
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.