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Blind Guardian pt.2

Line up:

Hansi Kürsch – voce, basso
Marcus Siepen - chitarra
Andre Olbrich - chitarra
Frederik Ehmke – batteria
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In occasione dell’uscita di “A Twist in the Myth” HolyMetal incotra a Milano i disponibili e loquaci mastermind dei Blind Guardian, in una lunga intervista Hansi Kürsch e André Olbrich ci parlano del nuovo disco e del mondo che circonda questa band tedesca.

Molte persone si erano lamentate sostenendo che “A Night at the Opera” fosse troppo poco metal, forse vi siete distanziati troppo, dopo un veloce ascolto del nuovo disco sembra che voi abbiate cercato di andare oltre, potete parlarmene?

H: Beh, diciamo che le lamentele per “A Night at the Opera” provenivano da una minoranza e le opinioni negative si fanno sempre più sentire rispetto ai giudizi positivi quindi la quantità di persone che non avevano apprezzato il disco sembrava fosse maggiore.
Canzoni come The Soulforged, Punishment Divine, Then there was Silence sono considerate tra le migliori dei Blind Guardian quindi “A Night at the Opera” non può essere considerato come un brutto album, questa è una mia opinione. Inoltre bisogna dire che il suddetto album rappresentava una sfida non solo per noi come musicisti ma anche per l’ascoltatore, essendo un album più sofisticato richiede pià attenzione durante l’ascolto.
Comunque dal mio punto di vista n’è valsa la pena fare quell’album, avevamo bisogno di allontanarci da “Nightfall in the Middle Earth” che a mio parere può essere considerato un album perfetto, avevamo bisogno di realizzare qualcosa di nuovo, comunque “A Night at the Opera” non rappresenta certo la fine di un percorso, dobbiamo andare oltre mantenendo comunque gli elementi positivi nati con quel disco. Parlando ancora di quel disco ci siamo anche resi conto di alcuni errori che avevamo commesso, come ad esempio il fatto di mantenere tutti gli strumenti sullo stesso piano della voce ha fatto si che la parte vocale non fosse la linea guida di tutto il disco.
Nel nuovo album invece siam partiti sin dall’inizio con l’idea di mantenere la voce come elemento principale, davanti ai cori e agli altri strumenti, abbiam mantenuto questo aspetto in tutto il disco, diciamo che abbiam preso la qualità di ogni nostro disco e allo stesso tempo abbiam fatto un ulteriore passo avanti. Cerchiamo sempre di esplorare nuovi aspetti della nostra creatività, rimanendo comunque legati allo stile che ci contraddistingue ma evitando di copiare noi stessi.

A: E dato che con “Then There was Silence” abbiamo avuto la sensazione di aver raggiunto il massimo per quel che riguarda lo stile epico dei Blind, questa volta abbiam completamente cambiato atmosfera abbandonando l’aspetto epico e tornando alle radici attraverso brani più diretti. Ad esempio per quanto riguarda le parti di chitarra abbiamo ridotto le orchestrazioni e come ha detto Hansi abbiamo diminuito i cori ottenendo così brani più immediati basati sulla ritmica, chitarra ritmica, basso e batteria con la chitarra solista che supporta solo la strofa principale.


Come molti altri artisti anche voi siete entrati a far parte della vita di molte persone, vi siete resi conto di questo fatto? Come vi sentite, che rapporto avete con quesa situazione?

Hansi: Ne siamo consapevoli e per noi è certamente un grande onore, allo stesso tempo è anche sorprendente perchè fondamentalmente l’obiettivo di ogni artista, in particolare dei musicisti, è quello di riuscire a toccare le persone interiormente e il fatto di riuscire a raggiungere questo scopo dimostra che quello che stai facendo è giusto. Soprattutto quando i fan crescono con noi, è veramente una sensazione piacevole.

André: E sapere che possiamo suscitare delle sensazioni trasportando il pubblico in una storia, con brani diversi trasmettere sensazioni diverse e che questo non lo proviamo solo noi che componiamo è semplicemente fantastico.

H: Parlando ad esempio dell’ultimo album possiamo prendere “Fly”, il brano più adatto per andare un po’ più a fondo nella discussione, questo pezzo spiega esattamente cosa succede, io sono stato ispirato da qualcosa per scrivere il testo e questo è interessante perchè noi veniamo ispirati da qualcosa per creare qualcos’altro che suscita emozioni in altre persone.


Parlando ancora di “Fly”, perchè hai scelto la storia di Peter Pan e Neverland?

H: Perchè mi sembrava adatta, stavo cercando un tema positivo, anche se qualcuno muore nel film e anche nella canzone, la storia raconta che Peter Pan raccoglie e si prende cura di bambini che stanno morendo e quindi si tratta di una storia triste che comunque crea sensazioni positive, nonostante appunto si tratti di una storia che affronta il tema della morte. La musica direi che è di stampo molto individuale, rappresenta una ribellione perchè questo non è quello che probabilmente si aspettavano le persone, soprattutto perchè “Fly” è stata presa come primo singolo nonostante si presenti molto diversa dagli altri brani.
Un altro motivo per cui abbiam scelto questo brano è dato dal fatto che sin dall’inizio sapevamo che ci sarebbe stata una seconda versione di questa canzone dal titolo “Dead Sound of Misery” e mi sembrava molto interessante trattare due argomenti completamente diversi, uno che guarda l’aspetto positivo e felice mentre un altro più negativo, e queste due versioni opposte credo rappresentino una soluzione perfetta.


Ci sono altri brani in questo album ispirati ad altre tematiche?

H: Sì, per esempio “This Will Never End” è ispirata a una racconto di un autore tedesco in cui il pittore francese Gustave Dorè incontra la morte che gli dice:”Ora morirai”, e l’autore cerca un modo per fuggire. Ho scelto tematiche diverse e queste hanno portato all’idea di “A Twist in the Myth” perchè ogni cosa segue una direzione e poi può cambiare, leggendo i testi e ascoltando la musica si potrebbe giungere a una soluzione totalmente sbagliata dato che le cose possono cambiare improvvisamente.

Parliamo ora del nuovo batterista, il suo stile quanto ha influenzato i nuovi brani?

H: Mah, è difficile rispondere dato che la maggior parte delle parti erano già state tutte composte, André ed io abbiamo usato un programma per scrivere le parti di batteria, avevamo già in mente le strutture e le abbiam proposte al resto del gruppo. Si porta il materiale in studio e poi tutti assieme valutiamo i suggerimenti e le nuove idee, anche con il nostro produttore Charlie, abbiamo quindi cercato tutti assieme di trovare uno stile moderno e allo stesso tempo di rimanere legati alle radici dei Blind Guardian, è anche per questo motivo che abbiam scelto Frederik alla batteria, lui suona in modo molto progressivo ma allo stesso tempo è un po’ legato allo stile di Thomen, che abbiamo appunto cercato di mantenere nel suond dei nuovi pezzi.
Frederik ha avuto un importante ruolo come compositore nelle parti di percussioni, flauti e cornamuse. Durante la pre-listening sessione avrete probabilmente riconosciuto le melodie di cornamusa in “Carry The Blessed Home”, le ha composte, arrangiate e suonate lui.


E la sua influenza sui vecchi pezzi quando li suonate dal vivo?

A: Diciamo che lui cerca di mantenere lo spirito originale del pezzo, il brano suona quasi uguale, ci sono solamente alcuni passaggi leggermente differenti ma in generale non si nota che alla batteria c’è un altro.

H: Bisogna dire che Frederik è sempre stato un grande fan dei Blind e lo è tuttora, conosce molto bene i pezzi. Si è presentato suonando “Time Stands Still”, “Then There was Silence”, “Journey through the Dark”, ascoltandolo ci siam resi conto che il suo stile era vicinissimo a quello di Thomen, conosceva bene le canzoni vecchie e sarebbe stato adatto per registrare quelle nuove.


Cosa pensate dei Savage Circus?

H: Beh, Thomen ha iniziato a lavorarci prima di lasciare i Blind e quindi questo suo progetto non è legato alla sua dipartita. Sinceramente il suo nuovo lavoro non c’interessa, ho sentito solamente 2 canzoni, son fatte bene ma è musica che non fa per noi.

Molti comunque ascoltando il loro disco han detto che sembrava un nuovo cd dei Blind Guardian quindi questo fatto avrebbe potuto colpirvi, oppure no?

A: Se un gruppo sceglie di suonare in modo non originale non è sicuramente la via per farsi conoscere e per ottenere succeso su lungo periodo, per essere apprezzati bisogna trovare il proprio stile, il proprio tipo di musica, questo è il modo migliore.

H: E comunque non sta a noi giudicare.


Secondo me voi siete l’unico gruppo che ha veramente cercato di andare oltre il semplice concetto di Heavy Metal, però personalmente non vedo molto bene il futuro della musica metal, voi cosa ne pensate, c’è ancora qualcosa da creare, da inventare?

H: Noi siamo ancora appassionati di heavy metal però devo ammettere che molti gruppi non sono innovatori perchè credono che il suono pesante degli anni ’80 debba sempre rimanere nei vari componimenti e quindi per comporre utilizzano sempre gli stessi modelli, invece noi, e anche altri gruppi, crediamo che non ci sia nulla di sbagliato in nell’assimilare alcuni schemi che probabilmente non fanno parte degli elementi standard del genere heavy metal però si possono adattare a questo genere e forse è proprio questo il segreto della composizione, quindi il fatto di riuscire ad adattarli al genere metal, credo che finora noi siam riusciti a far questo in modo molto “redditizio”.
Tra i fan e i musicisti a volte c’è un diverso concetto di progression, velocità, dinamica e spesso questi concetti simili si confondono ma se si analizza a fondo quello che proponiamo si sentono molti elementi legati a musica celtica, oppure parti più prog come ad esempio in “Another Stanger Me” o “Fly”, aggiungiamo nuovi elementi rimanendo comunque nel genere heavy metal, rimaniamo sempre fedeli alle nostre radici e al nostro stile, tutto questo credo sia molto importante. Bisogna cercare di assimilare nuovi elementi senza negare se stessi e rendere il tutto adatto al proprio stile.

A: Il tempo passa e bisogna cercare di cogliere lo spirito del tempo, cosa c’è intorno a noi, ogni giorno ogni cosa cambia e dopo 5 anni non puoi ancora fare le stesse cose, bisogna andare avanti tenendo conto di quello che ci circonda, si devono capire e vivere i cambiamenti e quindi i sentimenti e la musica cambiano di conseguenza. Se vuoi essere originale e vivere in questa epoca devi esprimerti in base a cosa senti in questo momento, pertanto il tuo suono rimane sempre moderno, non credo sia il giusto metodo guardare al passato e basarsi sugli anni ’80.

H: Vorrei aggiungere anche un’altra cosa, credo che i nostri fan si aspettino che i Blind Guardian si comportino in questo modo, non credo veramente che la gente apprezzerebbe se noi facessimo un altro “Imaginations From the Other Side”, beh certo, è forse il miglior album dei Blind però se facessimo una copia sputata non avrebbe senso e sarebbe un fallimento, quindi come ho detto noi siamo nella posizione…

A: …di essere legati alle idee che abbiamo avuto in passato, certo, proviamo a fare un passo avanti rimanendo comunque legati allo stile che avevamo creato, siamo comunque sempre i Blind Guardian, possiamo usare gli elementi che ci hanno sempre contraddistinto dato che l’abbiamo creati noi, però cerchiamo sempre di apportare nuovi ingredienti.


Vi siete mai sentiti sotto pressione per quello che avete fatto? Per le aspettative del pubblico?

H: Credo che ci voglia una certa predisposizione per ascoltare quello che facciamo, non è musica per tutti, non abbiam mai creduto di essere un gruppo alla moda che vende milioni di copie. Non è impossibile ma credo che sia veramente difficile che questo possa succedere, d’altra parte durante gli anni abbiam sempre creduto in noi stessi e non abbiamo ascoltato molto quello che dicevano gli altri perchè se reagisci in base a quello che dice la gente, le opinioni e le lamentele sei finito. Quindi alla fine durante il songwriting ti dimentichi di quello pertanto non c’è alcun tipo di pressione, abbiamo il nostro stile e il nostro modo di comporre, ci prendiamo il tempo che questo necessita.

A: E durante le fasi finali del mixaggio siam veramente soddisfatti del lavoro fatto, riusciamo ad ottenere qualcosa di un certo livello, non c’è nulla da rimpiangere, solamente soddisfazione per il risultato ottenuto dopo un lungo processo creativo.


Parlando di progetti futuri, so che avete intenzione di fare un album orchestrale, cosa ci potete dire a riguardo?

H: Beh, probabilmente il progetto musicale più ambizioso che abbiam fatto finora ma non è ancora completo; è musica classica orchestrale legata allo stile dei Blind, diciamo che la differenza sta nel fatto che la musica è composta per un’orchestra e io canto in uno stile più adatto a una “rock opera”, comunque stiamo ancora lavorando quindi credo che potremmo aver ancora bisogno di 18 mesi per portare a termine questo progetto. Il songwriting è già a buon punto…

A: …circa il 90% è già fatto.

H: Direi che questo disco potrebbe essere il successore di “Nightfall in the Middle Earth”, ha un orientamento celtico e orchestrale, però non è pesante come Nightfall.

A: La musica vi trasporterà nel mondo di Tolkien, musica completamente basata su storie fantasy, per me è qualcosa di fantastico, la miglior musica mai scritta da noi.


So che avete cambiato etichetta, è stato difficile questo passaggio dopo tutti questi anni con la Virgin?

H: Siamo stati fortunati che la Emi e la Virgin siano state d’accordo nella risoluzione del contratto, non volevamo più andare avanti con loro perchè crediamo abbiano fallito con il dvd e una volta terminato il periodo stabilito dal contratto ovviamente non volevamo più avere a che fare con una major. Allora abbiamo iniziato a contattare tutte le migliori case indipendenti in Germania e alla fine ci siam sentiti più a nostro agio con la Nuclear Blast perchè è un’etichetta molto ambiziosa, loro curano molto la scena heavy metal e sembra abbiano capito le nostre intenzioni, i nostri obiettivi dal punto di vista artistico, quindi non è solo una questione di vendite ma anche di qualità.

Quando avete scritto i pezzi per il nuovo disco avete tenuto in considerazione l’aspetto live?

H: Diciamo che un po’ ne abbiam tenuto in considerazione, lo facciamo da “Somewhere Far Beyond” o da “Tales from the Twilight World”, comunque durante la fase compositiva l’aspetto live non è troppo considerato perchè crediamo che se il pezzo abbia bisogno di qualcosa noi dobbiamo forniglielo. Beh, costruendo strutture troppo elaborate come in “A Night a the Opera” ci siam resi conto delle possibilità e dei limiti durante il songwriting e quindi in questo nuovo lavoro non ci sarebbe stato un muro di chitarre, un muro di cori, dunque da questo punto di vista nonostante non l’abbiamo ancora suonate dal vivo direi che il 70-80% dei pezzi sia abbastanza semplice da riproporre dal vivo.

A: A mio parere dato che questi brani si presentano più diretti, più rock dal punto di vista della struttura sono quindi più semplici da riproporre dal vivo, abbiam provato a suonare Fly, la canzone più difficile da riproporre live, e abbiamo ottenuto un risultato molto “groovy”, molto rock, l’abbiam suonata a Instambul e Mosca e i fan hanno apprezzato sin da subito. Solitamente quando si presenta un pezzo inedito, come ad esempio nel caso di “Imaginations from the Other Side” o “Nightfall”, la reazione del pubblico era stata molto tranquilla mentre “Fly” è stato il primo brano che è riuscito a colpire e coinvolgere i fan sin da subito.

H: “Fly” rappresenta certamente qualcosa di nuovo dato che non avevamo mai fatto brani di questo tipo prima d’ora.

A: E dal vivo è fantastico.


Hai detto che il dvd è stato un fallimento, cosa intendi esattamente?

H: Allora, avevamo stabilito la data di pubblicazione, parlo per quel che riguarda la Germania, non so cosa sia successo negli altri paesi. Comunque in Germania nel giorno dell’uscita, che dal punto di vista delle vendite è il giorno più importante per un gruppo metal, il dvd non era nei negozi perchè quelli della Virgin hanno avuto dei problemi, non sono stati in grado di rispettare le scadenze nonostante abbiano avuto tempo a sufficienza e questo spiega molte cose. Noi abbiam pensato:” beh, questo è un dvd, materiale dal vivo e quindi qualcosa che vende sempre così così, ma se questo incidente dovesse succedere con il nuovo album per cui abbiam investito 2-3 anni della nostra vita…”, arrivati a questo punto abbiam quindi preso in considerazione 2 opzioni: o terminare il contratto o trovare un’altra soluzione, perchè ovviamente non volevamo che questo succedesse anche con l’album e loro han risposto:”ok, se volete terminare il contatto per noi va bene”…e anche questo fa capire qualcosa (ride).

A: Piccoli errori di questo tipo portano a un grande errore.


Avete in programma una nuova edizione del Blind Guardian Open Air?

H: Sì, ma abbiamo bisogno di tempo perchè è difficile organizzare tutto, dopo l’esperienza della prima edizione sappiamo quanto lavoro necessiti un evento di questo tipo, inoltre dobbiam trovare qualcosa di nuovo e di speciale per la seconda edizione. Credo che la realizzazione del progetto orchestrale possa cadere a fagiolo con un altro Open Air anche perchè un festival di questo tipo potrebbe essere la nostra unica occasione per riproporre dal vivo quel tipo di musica.

Ora avrei una domanda sui testi. Tu hai la capacità di scrivere parole e messaggi forti, parlando comunque di argomenti quotidiani e questo è praticamente quello che ha fatto la letteratura per secoli, come fai?

H: Ad un certo punto ho cominciato a capire questa cosa, agli inizi cercavo di essere complicato e sofisticato, poi ho iniziato a raccontare storie legate ad argomenti che mi affascinavano, però forse scrivevo testi troppo legati al racconto; poi improvvisamente ho cominciato a leggere poesie cercando di andare a fondo nell’interpretazione del messaggio, lì ho capito che queste poesie trattavano argomenti semplici ma con espressioni forti e da quel momento ho inziato anche io a scrivere in quel modo, tuttavia c’è voluto molto tempo per arrivare a questo modo di scrivere.

Cosa potete dirmi riguardo all’artwork del disco?

H: Come per il singolo anche questa copertina è stata disegnata da Anthony Clarkson il quale è molto influenzato da Andreas Marschall, il disegnatore che ha curato le nostre copertine precedenti. Quello che vedete è un bellissimo paesaggio con al centro un cancello, un portale verso un altro mondo, è molto carino ed è un po’ diverso rispetto allo stile di Marschall, quindi è unico ed è in grado di attrarre l’attenzione.

A parte film e libri quali sono gli altri temi che ispirano i tuoi testi?

H: Diciamo un po’ tutta la mia vita, dipende, è difficile da spiegare, a volte è qualcosa di normale e quotidiano, a volte l’ispirazione viene da mio figlio, non che mio figlio diventi il protagonista delle liriche, però a volte mi porta a pensare a determinate cose, ad esempio spesso quando sei un padre pensi a certe cose oppure quando qualcuno ti dice qualcosa, si tratta di diversi pensieri e spesso di piccole cose, ad esempio il testo di “Down where I Am” per i Demons and Wizards è nato così, un giorno al supermercato incontrai un ragazzo con cui non parlavo da molto tempo, lui mi disse che aveva un bambino con la sindrome di down e mi raccontò la storia, mi chiese di scrivere una canzone e gli risposi:”ok, forse lo farò”.

Perchè Andreas Marschall prima dipingeva il 50% dei dischi di gruppi tedeschi mentre ora lo vediamo raramente, è una questione di soldi, ha perso passione o cosa?

A: E’ diventato un produttore di video, diciamo che dipingere è diventato il suo hobby, negli anni ’80 era molto coinvolto nella scena metal ed era Il disegnatore di copertine metal, ma ora credo che sia più interessato alla produzione video e alla sua società di video produzione.

H: Comunque credo che lui rimanga il migliore da un certo punto di vista, ad esempio ha raggiunto il picco con “Imaginations from the Other Side” è stato l’unico in grado di fare una copertina del genere.

A: Amo ancora le nostre vecchie copertine, ad esempio “Somewhere far Beyond”, “Tales from the twilight world”…


Hai detto che avete speso molto tempo per lavorare al nuovo disco, allo stesso tempo hai lavorato con Jon Schaffer, quanto credi che il lavoro per i Demons and Wizards abbia influnezato il tuo songwriting con i Blind Guardian?

H: Jon è un compositore innovativo e con molto talento ma credo che non abbia influenzato la musica dei Blind. Posso dirti che facendo diverse esperienze s’imparano sempe nuove cose e anche io ho appreso nuovi aspetti del modo di far musica, alcuni “insegnamenti” che ho appreso lavorando con Jon li utilizzo spesso per gli album dei Blind Guardian.

Avete mai pensato di registrare un album acustico con nuovo o vecchio materiale?

A: Avevamo pensato a questo progetto nel 1998 quando abbiam fatto un tour acustico in Sudamerica, ma poi abbiam capito che quello non era il periodo per fare un disco di questo genere dato che in quegli anni tutti stavano registrando un disco acustico, quindi abbiam detto:”ok, lo fanno tutti allora noi non lo facciamo”(ride).

H: Forse potremmo registrare un disco acustico come abbiam fatto per il progetto orchestrale, quindi con tutti i brani arrangiati appositamente per chitarra acustica.


Quali sono le tue influenze come chitarrista?

A: Non credo di avere molte influenze perchè quando suono mi focalizzo sulla musica dei Blind e seguo le mie sensazioni. Comunque quando ho iniziato ad ascoltare metal i primi chitarristi che che mi colpirono furono Michael Schenker, Eddie Van Halen…questo agli inizi degli anni ’80. Poi più avanti rimasi affascinato da gente come Marty Friedman, Steve Vai, Brian May, Ritchie Blackmore, questi menzionati sono tutti molto diversi quindi capisci che non c’è uno stile che mi ha particolarmente influenzato.

Utilizzi un accordatura standard o suonate abbassati?

A: Suoniamo mezzo tono più basso.

Ci saranno altri singoli tratti dal nuovo album?

H: Sì, “Another Stranger Me”, abbiam scelto questo brano perchè oltre a “Fly” crediamo che sia una delle canzoni più particolari, anche questa è molto rock, molto diversa dalle altre. Il testo parla di un ragazzo schizofrenico il quale si rende conto di avere diversi aspetti del suo io interiore, egli cerca di trovare una situazione di pace ed equilibrio ma non è in grado di ottenere quello che cerca perchè non riesce a controllare le sue attitudini violente, quindi questa situazione nega l’esistenza di questo ragazzo il quale non ha la possibilità di vivere una vita normale, per questo pezzo ci sarà anche un videoclip. Inoltre in questo singolo troverete anche una cover di Dream a Little Dream of Me, un pezzo dance anni ’70 dei The Mamas and the Papas.
Per l’edizione giapponese ci sarà anche un’ottima ballad, inoltre troverete anche altro materiale, come ad esempio dei brani registrati in versione demo.


Ok, grazie per l’intervista, ciao.

H,A: Grazie a voi.

Intervista di  Paolo Manzi e Mattia Berera

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