Malato, angosciante, paranoico, malinconico: così si può definire "When Liquids Stay Dry", il primo full-lenght di questa band proveniente dal sud-Italia, precisamente da Ragusa.
Un disco difficile e complicato, estremo, che emana una serie indicibile di sensazioni. Già dalla cover e dal moniker (una piccola, stereotipata, faccina urlante) un senso di sgomento raggiunge la mente, rafforzato prima dalla lettura dei titoli delle dieci canzoni che compongono questo lavoro e poi dal dilaniante sound che fuoriesce dallo stereo. Difficile e forse inutile catalogarli, anche se potrebbero essere accostati alle produzioni dei Neurosis, ma ci sono anche richiami ai primi, pazzi, lavori dei DGH.
Ritmiche assurde e sgangherate sono la normalità per questa band, che ha realizzato questo disco non certo per puntare alle vendite o al successo mediatico, ma per esprimere sentimenti ed emozioni, proprio come fanno il poeta ed il pittore. Anche le canzoni tra loro si somigliano, ma non troppo, alcune sono lunghe che portano alla morte dopo una lunga tortura, altre più corte, dirette, secche, come la lama della ghigliottina che scende e uccide all’istante.
Un lavoro soddisfacente, che certo non andrà ad occupare spazio nelle discografie più tradizionaliste, ma si inserisce di certo tra gli ottimi, folli, lavori “Made In Italy”.
Recensione di Dimitri Borellini
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