Da quando hanno ricominciato a suonare insieme nel 2004 i Dreamscape si sono divertiti a pubblicare quasi un album all’anno e presentano perciò ora il loro quinto full lenght intitolato “5th Season”. I Dreamscape sono si sono formati a Monaco nel 1986 quando i due chitarristi Wolfgang Kerinnis e Stefan Gassner (ora non più nella band) decisero di dare il via a un progetto prog metal, che non ha cambiato direzione anche dopo vent’anni. 5th Season è infatti un album prog dei più classici che percorre senza scostarsi troppo la strada già aperta dai più famosi Dream Theater. La loro musica è, allo stesso tempo, melodica ma potente. All’interno di ogni canzone ci sono assoli e suites anche molto lunghe ma i Dreamscape hanno ormai l’esperienza che gli permette di non perdere il filo del brano.
L’album si apre con “Fed Up With” una canzone che fa subito capire il taglio che del disco: cambi di tempo assurdi, assoli e la lunghezza dei brani (la media è più di 6 minuti, ma si ha un picco di 14) sarà gradita soprattutto coloro che già amano Empty Tremor e Fates Warning. La seconda traccia “Borderline” si avvicina invece più ad alcune tracce di Scenes from a Memory dei Dream Theater. Sia nell’alternanza delle atmosfere che nell’uso della chitarra solista i cinque di Monaco non possono nascondere quanto LaBrie e soci abbiano influito sul loro stile. La lunga title track “5th Season”, con le sue sonorità vagamente arabiche e le sue suite strumentali, è sicuramente il brano che meglio rappresenta la proposta musicale dei Dreamscape che rimane fedele ai canoni del prog metal internazionale anche quando potrebbe spingere verso sperimentazioni più significative, sperimentazioni per le quali il prog sarebbe più portato. Verso la fine dell’album, c’è da dire, che la tecnica lascia più volte spazio alla potenza come nella bella “Somebody” o nella coinvolgente “Different”.
5th Season è perciò un album che sicuramente piacerà agli amanti del genere perché è ben suonato, non contiene errori ne momenti di stanca. Questi pregi sono dovuti, oltre alla loro bravura, anche al fatto che la loro musica non è un avanguardia ma al contrario si basa su decine di classici, e con una base così solida è difficile sbagliare. Il fatto è che i Dreamscape sono riusciti, ancora una volta, a fare un buon album.
Recensione di Tommaso Bonetti
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