L’esperienza che ormai posso dire di avere nel campo delle recensioni mi ha insegnato che molto spesso, quando mi ci vogliono troppi ascolti prima di decidermi a formulare un giudizio su una band, o quando difficilmente riesco a completare l’ascolto di un album intero, allora mi trovo di fronte a un gruppo che non ha granchè da dire. E questo, purtroppo, è il caso dei tedeschi Fleshcrawl. Nonostante la band sia attiva dal 1991 e possa contare ben sette full length, l’ultimo lavoro Structures Of Death non è altro che una summa di brani di un death metal scolastico e stereotipato. Le dodici tracce di cui si compone questo lavoro sono senza dubbio molto simili tra loro, e l’entusiasmo che inizialmente si prova di fronte a un brano aggressivo come “Structures Of Death”, dalla partenza acceleratissima e le chitarre graffianti, scema subito man mano che si passa ai brani successivi, nei quali subentra immediatamente la sensazione di “già sentito”, nonostante qualche sprazzo di creatività qua e là, come ad esempio in “Into The Fire Of Hell”, dall’intro orientaleggiante, e “A Sprit Dressed In Black”, in cui il ritmo cambia e i riff sono più melodici.
Per il resto, regna una piattezza compositiva assoluta, che certo non fa onore a una band tanto navigata e certamente capace come i Fleshcrawl: sicuramente l’intero lavoro è ben suonato, e il cantato in growl piacevole da ascoltare (a differenza di altri casi, si capiscono addirittura le parole), ma Structures Of Death non presenta nessun elemento distintivo in grado di attirare l’attenzione dell’ascoltatore o permettere l’immediata identificazione della band. Un lavoro che non mi sento di raccomandare, se non agli amanti incalliti del genere.
Recensione di Tiziana Ferro
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