Nelle gelide acque del nord a metà strada tra Norvegia e Islanda si trova un piccolo arcipelago ad oggi abitato dai diretti discendenti di esploratori, avventurieri ed eroi che conosciamo col nome di Vichinghi. Dalle coste Norvegesi salpavano coi loro Drakkar in cerca di ricchezza, gloria e onore e si insediarono anche in questi magnifici luoghi, mi riferisco alle isole Faroe.
Ancora ai giorni nostri i canti e le ballate popolari di questi luoghi hanno come tema principale le imprese del popolo del nord e delle sue divinità. E da queste isole ecco fare la sua comparsa una band che ha saputo miscelare ballate folk ed heavy metal facendo rivivere ancora una volta i vichinghi e il Valhalla.
Il loro nome è Týr, ricordatelo bene perché credo che in futuro sentiremo parlare molto di loro. “Eric The Red” è la loro seconda release e devo ammettere che non avevo mai sentito nulla del genere in vita mia. Stilisticamente i Týr sono praticamente unici anche se molto debbono al prog ed, anche se meno epici e più tecnici spesso mi fanno tornare alla mente i nostrani Doomsword in particolare quelli degli ultimi due album.
Una dote che indubbiamente va elogiata è l'armonia con cui il combo faroense è riuscito a creare atmosfere epiche il cantato in madrelingua di alcuni pezzi conferisce poi quel tocco di originalità in più e rende il tutto ancora più viking. Tra i brani migliori vanno certamente citati “Ramund Hin Unge” cantato in danese e “Styrisvolurin” cantato invece in madrelingua. Altri pezzi validi sono sicuramente la opener “The Edge”, la title track “Eric the Red” e l’epicissima “Rainbow Warrior”. Il merito della buona riuscita di questo album va al cantante/chitarrista nonché songwriter Heri Joansen ed alla sua ottima voce che ben si amalgama al sound diventando un tuttono. L’energia che sprigiona e l’entusiasmo contagiano da subito l’ascoltatore, fate attenzione: difficilmente dopo aver ascoltato questo album riuscirete a toglierlo dal lettore cd!!! Buon ascolto.
Recensione di Paolo Manzi
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