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recensione

Se "I, Monarch", ultimo lavoro degli Hate Eternal la Earache Records, era stato un pilastro per il death metal, questo "Fury and Flames", primo lavoro sotto Metal Blade, è la costruzione di cemento armato costruitagli sopra, dove pestare violentemente la testa facendo headbanging.
"Hell Envenom", primo pezzo del platter, è letteralmente una "badilata" in faccia. Arriva, non te ne accorgi, e rimani strordito per quattro inauditi minuti. "Whom Gods May Destroy" invece ti rianima con una mitragliata di schiaffii, quindi "Para Bellum" ti indica quale via devi seguire, la guerra è alle porte.
Questo tris distruttivo lascia soltanto una scia di polvere dietro di sè e mostra un Erik Rutan più motivato che mai. Dopo aver passato due anni difficili in seguito alla morte di Jared Anderson, piuttosto che abbandonare tutto, si è circondato di amici fidati, come il chitarrista Shaune Kelley (già con lui nei Ripping Corpse), Alex Webster dei Cannibal Corpse al basso e la sopresa Jade Simonetto alla batteria, ed ha realizzato questo "Fury and Flames". Un album maledettamente Hate Eternal, ma con una sezione ritmica più fresca e con "armonici" assoli di chitarra sparsi lungo tutta la durata del cd. Eccezzionali poi gli arpeggi su "Tombeau (Le Tombeau de La Fureur et des Flames)", che la rendono uno dei pezzi più incisivi e originali del platter.
Se a tutto questo aggiugiamo una produzione ultra-compressa curata dallo stesso Rutan nei suoi Mana Studios in Florida, il capolavoro è fatto.
Ora non resta che attendere l'arrivo in Italia di questa orda di morte.

Recensione di Dimitri Borellini

tracklist

1. Hell Envenom
2. Whom Gods May Destroy
3. Para Bellum
4. Bringer of Storms
5. The Funerary March
6. Thus Salvation
7. Proclamation of the Damned
8. Fury Within
9. Tombeau (Le Tombeau De La Fureur et Des Flames)
10. Coronach