Il quarto lavoro del sestetto svedese arriva due anni dopo il precedente ed, ottimamente venduto, The Burning Halo. Album, registrato nei Fascination Street studios che hanno visto già all'opera band come Katatonia e Opeth, a cui i suoni si rifanno.
La prima song Seasons Apart fa presagire un ottimo lavoro di gothic doom sulla scia dei precedenti lavori con un ottimo brano lento e lungo che alterna la soave voce di Lisa Johansson al growl cavernicolo dell'ottimo Anders Jacobsson.
Già col secondo brano però i nostri si avvicinano più alle sonorità dei nuovi Tristania, dunque molta melodia ed un pizzico di elettronica fanno da padrone nei restanti brani.C'è da dire che, nonostante abbiano cercato un approccio più melodico rispetto ai lavori precedenti rimane sempre marcata la componente doom che rende il disco sempre un bel lavoro.
Gli apici però rimangono il terzo brano Earthbound (una lunga “ballad” doom sulla scia dei migliori My Dying Bride ed Anathema con una parte melodica femminila molto buona) e la melodica ed intensa Morphine Cloud.
Concludendo trovo questo lavoro degli svedesi inferiore ai primi due veri e propri capolavori (Where Lover Mourn e Arcane Rain Fell, sicuramente da riscoprire), ma sicuramente un lavoro ottimo per l'unica band che a mio parere è riuscita a cogliere l'eredità dei gruppi citati nella recensione e dunque da ascoltare per gli amanti di tali sonorità. Ho anche avuto l'occasione di vedere il sestetto dal viso 3 anni fa in Germania al Summer Breeze e devo ammettere che anche dal vivo fanno la loro bella figura, non nego che aspetto con ansia un'altra loro esibizione.
Recensione di Stefano "Demonaz" Pastore
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