"Valthellina", con questo emblematico titolo si riaffacciano sul mercato i nostri SNP, da quasi vent'anni dediti ad un thrash-core spietato e senza compromessi.
Questa nuova creazione, oltre che essere il terzo full-lenght, rappresenta la definitiva e piena maturazione sia a livello tecnico che compositivo di tutti i componenti della band che nonostante non siano più dei ragazzini sfrontati di un tempo riescono ad avere la voglia e la determinazione per realizzare un album che torna a mostrare un sound simile a quello degli esaltanti esordi.
Essendo poi miei "vicini" questo album mi rappresenta come dovrebbe essere per tutti i valtellinesi: si tratta infatti di un concept che tratta i lati oscuri della Valtellina, quegli aspetti sui quali molto spesso viene steso un velo di triste omertà. Gli SNP invece hanno scavato tra le loro radici, andando a realizzare un concept ricco di metafore ma senza la minima censura, che farà certamente storcere il naso ai perbenisti.
Il primo tris di canzoni è di una violenza inaudita, un muro sono ti colpisce stordendoti: ma ancor più pensanti solo le profonde e schiette riflessioni che compaiono nei testi, le catene che ti legano a queste montagne di morte, i suicidi, la solitudine.
Una fisarmonica introduce la successiva "Fire Down Below" lasciando presagire un brano più tranquillo; ma non è così, inaspettata arriva una scarica di riff, che ti segnano, sembra quasi di essere stati elettrizzati da un fulmine, è l'estremo tentativo dei "senza paura" di rovesciare il loro destino segnato.
Si tira il fiato con la titletrack, "Valthellina", un pezzo lento e pensieroso, con pochissime vocals, parlate peraltro, poste quasi in chiusura del pezzo.
Di nuovo la cattiveria e la violenza tornano in cattedra con "Today You Die" e così pure le lyrics trattano delle faide paesane e dei clan familiari, presenti tra queste montagne, tra di noi.
La successiva accoppiata ritrae la Valtellina come meglio non si poteva fare. "Killing Sound" narra i suoi problemi legati all'alcool, una componente che ormai fa parte del DNA di ogni abitante valtellinese, mentre "Route Of Pain" è una semplice e cruda descrizione della SS 38, dove il passaggio è obbligato, come è obbligata la vista delle croci e dei mazzi di fiori che la segnano ogni chilometro.
"1987" è invece una breve ma significativa parentesi sull'evento che proprio nell'87 segnò la Valtellina, l'alluvione che arrivò portando con sè distruzione e morte. La conclusiva "Black Jack" è incentrata sul lato leggendario della valle, demoni, esseri sovrannaturali e streghe che da sempre vengono narrati dagli anziani. La seconda parte di quest'ultimo pezzo è fortemente pazza, quasi un tentativo di risvegliare il diavolo che si annida nell'anima di ognuno di noi.
Un album musicalmente curatissimo e cattivo, l'estremo manifesto della "Valthellina", siamo di fronte ad un'opera d'arte più che un semplice cd musicale.
Ogni valtellinese dovrebbe averlo, è la nostra "carta d'identità".
Voto per i valtellinesi: 10
Recensione di Dimitri Borellini
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