Secondo album per la band tedesco/norvegese guidata da Carmen Elise Espanaes, sorella della più famosa Liv Kristine di cui grossomodo ne ricalca le orme sia nella voce che nello stile. I Midnattsol, che definiscono la loro musica come “Nordic Folk Metal”, mentre di “nordic” hanno le tematiche, a parte qualche sporadico accenno folk (“Race Of Time”, “En Natt I Nord”), si rifanno ad un gothic metal sinfonico non troppo distante da quando propone appunto la sorella maggiore con i Leaves’ Eyes e prima ancora coi Theatre Of Tragedy.
Il risultato è un disco troppo omogeneo e che ha ben poco per cui possa spiccare dal mucchio di lavori di questo genere di cui siamo invasi in questi ultimi anni.. Sembra infatti che basti trovare una bella ragazza con una bella voce, qualche musicista con un minimo di bravura, ed ecco una nuova band alla ricerca del successo. Con questo non voglio dire che non ci sia niente di buono in questo disco, ma non ci si riesce a togliere quella fastidiosa sensazione di “già sentito” che unita alla lunghezza media dei brani (oltre i cinque minuti), rende veramente difficile esprimere un giudizio positivo su un qualcosa che sembra uguale al disco precedente, salvo forse il suono un pò più heavy delle chitarre ed una maggior fusione con la componente melodico/sinfonica.
Tra i brani migliori del disco possono comunque essere citati “Northern Light” (la traduzione di “Nordlys”), la lunga e malinconica “Konkylie”, la più leggera e orecchiabile “Wintertimes”, e la conclusiva e forse più accattivante “En Natt I Nord”.
Ma non bastano per permettere a questo disco di fare il salto di qualità, e nell’insieme le canzoni che compongono questo “Nordlys” sono molto “easy-listening” (vedi la ballad acustica “New Horizon”), relegandolo ad un pubblico forse più ampio e commerciale, ma offrendogli poco più che la solita minestra riscaldata.
La “luce del nord” portata dal “sole di mezzanotte” per ora si rivela quindi abbastanza fioca.
Recensione di Marco Manzi
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