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recensione

Per gli americani Tiles è arrivato il momento di raccogliere i frutti del proprio lavoro e di una carriera ancora troppo sottotono per il valore di questa band. Il 2008 verrà ricordato dalla band e dai fan come l’anno in cui è avvenuta la vera svolta della band. Questo nuovo “Fly Paper” si presenta alle masse come un interessante disco di prog rock ammirato dagli amanti del genere e dagli addetti ai lavori (Mike Portnoy e i Rush su tutti). La presenza di numerose guest in questo disco (tra cui proprio Alex Lifeson dei grandiosi Rush) è il valore aggiunto ad un’opera che rappresenta l’album migliore del combo di Detroit. Otto tracce che si alternano bene e mettono in evidenza la bravura di tutti e quattro i musicisti (in particolare di Paul Rarick, ottimo dietro ai microfoni), a partire dall’opener “Hide in my Shadow”, passando per “Sacred & Mundane” (dove appunto compare Lifeson dai Rush, ottima la sua prestazione alla chitarra) fino alla bella “Markers”. Purtoppo il tonfo della produzione è la traccia “Back & Forth”, che richiama non poco i Dream Theater, caratterizzata da riff serrati e da cambi di tempo improvvisi e di un ritornello troppo bello per comparire in un pezzo che avrebbero potuto scrivere Petrucci e soci. Pollice in su invece per la mitica Alannah Myles che compare come ospite in questo brano. In conclusione se i Tiles fanno un passo avanti nel mondo del prog, non si può comunque dire che questo disco diventerà un masterpiece: è consigliato agli amanti del progressive rock (non metal), agli estimatori dei Rush (che rimangono comunque inarrivabili) ed a coloro che vogliono togliersi di dosso la band di Petrucci e Portnoy.

Recensione di Riccardo "Rik" Canato

tracklist

1. Hide In My Shadow
2. Sacred & Mundane
3. Back & Forth
4. Landscrape
5. Markers
6. Dragons, Dreams & Daring Deeds
7. Crowded Emptiness
8. Hide & Seek