Con i loro primi due album questi blackster del Belgio si erano fatti conoscere e discretamente apprezzare dal "grande pubblico". Ora con "Deathcult Salvation" i Panchrysia compiono quello che si potrebbe definire il grande salto. Si perchè questo full-lenght racchiude in sè tutti i canoni del black metal di stile norvegese, ma dimostra che non è necessario che per fare black metal si debbano avere delle registrazioni "grezze". Difatti grazie al grande lavoro del bassista dei Marduk, Magnus "Devo" Andersson, in fase di produzione questo lavoro risulta moderno, un black metal old-style ma con un sound alla Dimmu Borgir per intenderci. E questa potrebbe essere la vera, nuova frontiera per un genere che, ultimamente, a parte sporadici capolavori, vive sul passato.
Il gruppo belga, quindi, con questo nuovo album si candida ad essere uno dei nuovi pilastri della scena, pur non essendo originiario delle terre tipicamente più "grim".
Un album aggressivo, atmosferico, modernista, tirato, con la sola eccezione di "Fogbound", un pezzo molto più lento che divide esattamente in due parti questo ottimo disco.
Da citare poi è la presenza di un altro pezzo dei Marduk a dare man forte a questa band: Daniel "Mortuus" Rosten infatti ha prestato il suo urlo per alcune linee vocali, così come Leen De Haes dei Bint.
Sembra proprio che i norvegesi della Dark Essence Records abbiano l'occhio lungo e non sbaglino un colpo nel mettere sotto contratto artisti di sicuro interesse.
Recensione di Dimitri Borellini
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