Andrè Matos, lo storico frontman degli Angra fino al 2001, è un cantante di origini brasiliane che non ha bisogno di presentazioni. Gli Shaman, la sua precedente band, sono ormai sciolti, e gli incolmabili dissapori cresciuti coi suoi ex compagni lo hanno convinto a non riproporre una band ormai scricchiolante ma a tentare la strada dell’album interamente solista.
Andrè Matos si presenta perciò al 2008 con “Time to be Free”. In quest’album Matos è riuscito a riversare tutto il bagaglio culturale che ha accumulato nella sua carriera pluridecennale. Time to be Free si inserisce in quella nuova corrente del power metal che, evolvendosi, è riuscita a sopravvivere alla stasi stilistica che il genere ha subito agli inizi del nuovo millennio. Quest’album riesce ad accostare sapientemente ai ritornelli allegri e spensierati anche tinte più fosche e malinconiche, la complessità delle ritmiche è aumentata riuscendo così a dare più varietà all’interno della composizione.
Matos affida l’apertura del disco ad un intro di stampo molto operistico, quasi barocco, che è un lancio perfetto per “Letting Go” vera opener del disco. Il singer brasiliano non perde un attimo per far capire che la star dell’album è lui, tutta l’architettura della canzone è sorretta dalla sua voce pulita e potente che da forza e vigore all’intero brano. La canzone è orecchiabile e coinvolgente e riesce a miscelare sapientemente le sonorità che Matos si porta dagli Angra con il suo nuovo stile personale ancora tutto da scoprire. La chitarra di Hugo Mariutti apre la seconda traccia, “Rio”, con il leit motiv che caratterizzerà il ritornello. Veloce e concreta questa canzone sarà una vera chicca da ascoltare in sede live, anche per l’intermezzo centrale con sonorità tribali. “Remember Why”, la terza traccia, apre in maniera molto sinfonica ma si trasforma presto in una cavalcata degna dei migliori anni degli Angra. Il vero cavallo di battaglia dell’album è però sicuramente “Looking Back” qui la voce di Andre si adatta perfettamente all’atmosfere turbinanti che si intersecano tra loro durante il brano. Il disco continua poi con “Face The End”, una ballata d’autore che, insieme al brano precedente, riesce sapientemente a spezzare il ritmo frenetico che l’album ha avuto dall’inizio. Un altro brano che è difficile non notare è “Reason”, questa, che sembra a tutti gli effetti una sperimentazione di Andre verso nuove atmosfere più cupe e ritmi più incalzanti, è forse uno dei brani che varrebbe solo lui i soldi per questo disco. “Time to be Free” si chiude con le tastiere al limite dell’industrial di “Endeavour”, una perfetta chiusura per un album che si ascolta tutto con piacere.
Matos è riuscito anche da solo a creare un album di tutto rispetto riuscendo a rispondere alle critiche di chi lo vedeva solo come frontman degli Angra. La maturità artistica di questo lavoro lascia intendere che a Time to be Free seguiranno altri dischi di questo livello. Almeno lo speriamo.
Recensione di Tommaso Bonetti
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