Insolito gruppo quello che vado a recensire oggi, da Puerto Rico arrivano infatti i Dantesco che ci propongono un Doom epicheggiante con visibilissimi riferimenti a grandi glorie del genere come Candlemass e Marcyful Fate, il tutto cantato in lingua madre che dà un tocco stilistico ai nove lunghi pezzi che vanno a comporre l’album, la durata minima infatti di un pezzo è di quasi sei minuti.
“Santa Croce Titulus” va ad aprire questa seconda fatica del gruppo (ricordiamo infatti il primo discreto “De la Mano de la Muerte”), riff pesanti e cupi prendono il sopravvento accompagnati dalla voce quasi lirica di Erico che non solo si vede coinvolto in cupi e grotteschi passaggi vocali, ma riesce a dare sia a questo primo pezzo che ai seguenti quell’atmosfera epica e pagana che i Dantesco vogliono creare nel meglio dei modi.
Man mano l’ascolto continua ci si accorge anche di qualche piccola falda da riparare, come ad esempio la ripetitività di alcuni spezzoni chitarristici, soprattutto nella parte centrale dei brani, un occhio in più al riguardo non farebbe sicuramente male.
Seguendo sulla stessa linea arriviamo a pezzi ben più piacevoli come l’ottima “Exorcista” introdotta da piacevoli arpeggi per poi lasciar spazio a ottime soluzioni musicali ottenute da un’ottima combinazione tra riff quasi thrash e intermezzi più cupi e lenti consolidati dalle qualità canore già citate del buon vocalist.
Cosi dopo la lenta “De la mano de la muerte” arriviamo nella zona finale con la veloce e tagliente “En El Bosque... Esta Noche” e dall’altrettanto trascinante “Aguila De Sangre” per poi arrivare alla conclusiva “Anibal” presentata da un ottimo basso e per poi voler creare una specie di riassunzione di tutto l’album, dai pezzi più veloci a quelli più lavorati e tecnici fino alle incredibili prestazioni vocali oramai diventate un punto fisso.
Per concludere troviamo due tracce bonus presenti solo nella versione Europea, “I Came From Hell” e “Gethsemane” una piacevole interpretazione di “Jesus Christ’s Superstar” di Ian Gillan.
La progressione da fare è evidentemente ancora lunga ma i Puertoricani (avrò detto giusto?) sono sulla buona strada, pronti per farsi apprezzare da un pubblico più true e epico.
Recensione di Thomas Ciapponi
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