Recensire un disco punk hardcore non è sicuramente semplice, soprattutto per chi non è propriamente un esperto e neppure lontanamente appassionato al genere. Tuttavia, mettendo da parte le proprie inclinazioni come del resto è doveroso fare anche per recensioni più affini ai propri gusti, si può dire che questo split delle due band milanesi Greedy Mistress e Easygirls è senza dubbio interessante. Otto canzoni divise equamente tra le due band, autrici di un punk tutto sudore e grinta. Indubbiamente più esperti i Greedy Mistress, sia in termini di arrangiamento che in chiave tecnica, anche se queste due ultime componenti non occupano certo un posto di rilievo nel genere. The Girl Next Door e Johnny Deep Throat sono i due pezzi composti per l’occasione ed il secondo è il più riuscito, sia per le ritmiche, per il solo e per il tiro. Ottima anche la cover di White Minority dei Black Flag, mentre I Love Livin’ in the City (cover dei Fear) delude un po’ dal punto di vista melodico, eccezion fatta per il cantato di Paris, che risolleva una prova fin qui fiacca. Ottimo il lavoro di batteria, mentre, per gusto personale la produzione di basso e chitarre avrebbe dovuto essere molto più corposa. Gli Easygirls sono invece una band meno ragionata, più “ignorante” per usare un termine che non vuole assolutamente essere offensivo. Il suono delle chitarre è indubbiamente migliore rispetto a quello dell’altra band, mentre il resto degli strumenti, così come il cantato sono di livello inferiore. Interessante invece l’apporto del chitarrista Danicomio. Milan Hates è il brano composto dagli Easygirls e che apre il lotto, un pezzo tuttavia non eccezionale e con un ritornello fastidioso. Tuttavia chi ama i Motorhead non potrà non affezionarsi a questo tipo di band! Consigliata quindi ai fan del baffuto Lemmy. Wasted è una cover sempre appartenente ai Black Flag di Henry Rollins e G. Ginn. Revenge è un pezzo interessante soprattutto dal punto di vista ritmico, mentre Warsaw è un tributo quanto mai particolare ai Joy Division del compianto Ian Curtis. In sintesi un siparietto divertente per due band amiche, che vanno comunque giudicate alla luce di un intero full lenght proprio. Se avete venti minuti di spensieratezza, si può fare.
Recensione di Riccardo "Rik" Canato
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