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recensione

In un mondo in cui la pirateria musicale imperversa le case discografiche sperano di proteggere i loro interessi in ogni modo, per impedire (ndr: o al massimo rallentare di un paio d’ore) la messa in rete del nuovo disco dei Perzonal War, la AFM Records ha pensato bene di distribuire alla stampa il promo diviso, non nelle 11 tracce corrispondenti ognuna a una canzone, ma bensì in 99 tracce così che ogni canzone risulti il più spezzata possibile. Forse non sanno che con un qualsiasi software per la trasformazione di CD nei famigerati mp3 è possibile specificare una durata diversa da quelle delle tracce ricompattando così il disco iniziale.
Io ritengo profondamente sbagliata la diffusione libera di materiale protetto da copyright, ma ritengo quantomeno privo di senso cercare di pubblicizzare un album mandando in giro copie nelle quali è impossibile capire quando inizia una canzone. Chi avrebbe rippato e condiviso i file di un disco normale non ci metterà molto a aggregare le canzoni nel modo corretto, chi invece voleva solo fare il proprio lavoro di recensore si trova un disco difficilmente navigabile, senza un reale motivo.

Detto questo passiamo alla musica.
I Perzonal War sono una band tedesca attiva da ormai più di 10 anni il cui sound si è consolidato in un potente Power/Thrash metal. I Perzonal War sono arrivati al loro sesto full length, intitolato Bloodline, dopo il cambio sia del loro chitarrista solita che del bassista, ora al posto di Sascha Kerschgens alle chitarre troviamo Daniel Düring e al basso c’è Björn Kluth dei News at Six al posto di Sven Krautkrämer. Grazie all’esperienza acquisita negli anni, questa band riesce a mantenere un buon equilibrio tra la cattiveria delle influenze Thrash e i ritornelli orecchiabili del Power, certo non hanno inventato quasi niente di nuovo ma molte band, delle stesso genere, non riescono a risultare così concrete e convincenti.
Bloodline si apre con “Evolution” un brano veloce caratterizzato dai riff molto decisi e accattivanti. Sicuramente meglio riuscita è però “Utopia”, realizzata in collaborazione con il chitarrista dei Rage, il mitico Victor Smolski, Utopia è una canzone di grande impatto che, soprattutto in sede live, riuscirà ad infiammare cuori dei fans. Il disco continua con altri due brani pieni di carica, “All Sides Black” e “Two Borders”, suonata insieme a Wiley Arnett dei Sacred Reich, soprattutto la seconda che si avvicina a sonorità vicine a quelle dei Soilwork anche se la loro principale fonte di ispirazione rimangono i primi Metallica, quelli di Ride the Lightning per intenderci.
Il pezzo più riuscito dell’album è sicuramente “Shred” anche per la presenza del Grave Digger Manni Schmidt, con questa canzone si prevede sicuramente del gran headbagging in platea. Il disco si chiude con una malinconica “New Confidence”, un ottimo modo per chiudere in bellezza un album davvero ben riuscito.
I Perzonal War sono riusciti, ancora una volta, a confermarsi come band di talento e piena di tecnica. I prossimi passi, forse, dovrebbero contenere un po’ di sperimentazione per non rischiare di cadere nell’odioso già sentito. Staremo a vedere, per ora se la cavano alla grande!

Recensione di Tommaso Bonetti

tracklist

1. Evolution
2. Utopia (featuring Victor Smolski)
3. All Sides Black
4. This Dead Meaning
5. Two Borders (featuring Schmier, Wiley Arnett)
6. Shred (featuring Gus Chambers, Manni Schmidt)
7. Infected Choice
8. Dying Face
9. New Confidence
10. More Than A Day
11. The Same Blood