L’incidente di Roswell nel lontano 1947 e “Abducted” hanno molto più in comune di quanto sembri.
Prima di tutto l’album, partendo appunto dallo storico evento và ad analizzare passo per passo le tappe di quelle che furono le polemiche e i punti interrogativi generati dopo il presunto “sbarco degli alieni”, in secondo luogo stiamo parlando di storia in entrambi i casi, nel primo di storia dell’umanità (e non), mentre nel secondo di storia del death metal. Ma non finisce qui!!!
Siamo nel 1996 e dopo i massacranti e anti cristiani “Penetralia” e “Osculum Obscenum”, susseguiti dall’album della svolta sia musicale che tematica “The Fourth Dimension”, ecco arrivare il quarto e forse il più leggendario album della band di Peter Tagtgren (assieme al successivo “The Final Charter”), che andò a imporsi violentemente nel panorama estremo europeo, ripercorrendo quello che era stato interrotto dal suo predecessore, ovvero forti melodie miscelate alla velocità e all’aggressività tipiche del death metal scandinavo con l’aggiunta delle già citate tematiche paranormali - ufologhe.
Una registrazione radiofonica piuttosto confusa e inquietante và cosi ad aprire le danze per lasciare poi spazio a una delle tracce forse più interessanti della quarta fatica degli Hypocrisy, ovvero “Roswell 47”, pezzo che vuol far luce su cosa realmente accadde quel maledetto giorno di 61 anni fa in un tranquillo paese del Nuovo Messico, presentato con un riff di chitarra ossessivo e perfetto come mai a quei tempi se ne erano sentiti.
Da li in poi è il delirio, si parte con la velocissima e grottesca “Killing Art” che mette a dura prova il nostro headbanging, si passa poi alla seconda parte di “The Arrival of the Demons”, pezzo abbastanza lento, una breve pausa che ci introduce poi nella zona più estrema dell’album, con “Buried”, la title track “Abducted” dove si vuol capire se davvero il fenomeno dell’abduzione esiste e perché veniamo sottopposti ad esso, l’ottima “Paradox” e la melodica “Point of no Return”.
Nella fase finale dell’album troviamo anche l’immancabile lentone alla Tagtgren, uno dei più bei lenti composti da questo genio musicale, ovvero “Slippin’ Away” sorretta da una prova chitarristica e vocale a dir poco perfetta da parte del leader indiscusso della band che continua poi all’incirca sulla stessa struttura con la conclusiva “Drained”.
Bhè che dire a questo punto? Se siete degli amanti accaniti delle sonorità violente e melodiche di questo genere musicale allora non sarò di certo io a dirvi di ascoltare e venerare questo album. Per chi invece non ha ancora avuto la possibilità di conoscere la band, allora correte subito dal vostro rivenditore di fiducia e saranno i 10 euro spesi meglio in tutta la vostra vita, se poi siete fan sfrenati dei misteri dello spazio e dell’ufologia in generale allora farete i salti di gioia quando metterete “Abducted” nel lettore cd.
Recensione di Thomas Ciapponi
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