SLIPKNOT: Studio Report per All Hope is Gone
Nove ragazzi di Des Moines, conosciuti al mondo come Slipknot, una delle band più devastanti ed interessanti degli ultimi dieci anni, giungono alla loro quarta fatica in studio tra il timore di chi ritiene impossibile avvicinarsi al capolavoro Vol.3 e di chi li detrae impropriamente, vuoi per le maschere, vuoi per l’ensemble di musicisti. Chi scrive questo report si è ricreduto ormai molti anni fa e da scettico è passato a vero e proprio amante di questo gruppo: moderno, onesto, violento e perverso. 5 milioni di copie solo negli Stati Uniti, tour a non finire ed esperienze di vita forti hanno portato gli Slipknot qui nel 2008 con qualcosa di nuovo da dire, qualcosa di devastante che non lascia possibilità di replica: All Hope is Gone.
Holymetal sull’invito di Roadrunner Records Italy ha potuto ascoltare in anteprima per i suoi lettori quest’ultima fatica discografica della band di Taylor e soci. In attesa che il 29 agosto bussi alle porte ed i fan possano avere tra le mani l’atteso lavoro dei Maggots ecco qui uno studio report track by track con la speranza di aumentare l’esaltazione e diminuire l’attesa.
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Intro strabordante di suoni, di elettronica e di caos e della bravura dietro alle pelli di Jordison, nel classico stile della band ma con qualcosa in più, vuoi per il testo, che annuncia sia il titolo dell’album che l’intera motivazione di questo disco. L’intro suona apocalittico tra la voce calda e inquietante di Corey e le sua urla inconfondibili portando con due versi emblematici (All Freedom is Lost, All hope is gone) all’opener Gematria.
Gematria (the killing name)
Prima song del disco e sicuramente opener dei prossimi live shows della band, caratterizzata da una potenza devastante, pochi fronzoli e tanta, tanta chitarra distorta. Assoli à la Slayer, riff potenti e diretti.
Sulfur
I ‘Knot incontrano i Mordib Angel nell’intro e i Machine Head nel ritornello, mettendo in evidenza un Corey Taylor mai così arrabbiato e due chitarristi, Thomson e Roots, capaci di macinare riff sempre più violenti.
Psychosocial
L’unico pezzo catchy, da radio, se ascoltato nel complesso dell’intero disco assume una dimensione diversa, quasi per stemperare la violenza dei primi due pezzi e si avvicina a sonorità ed accordi tipici dei Motorhead.
Dead Memories
Brano sicuramente scritto da Corey Taylor, che ricorda in principio, con molta sorpresa, i Megadeth di Countdown to Exctinction per poi evolvere tra assoli e riff tipici dei nove mascherati ed un finale con un tempo raddoppiato davvero gustoso.
Vendetta
Il migliore brano del disco con un intro addirittura accostabile al black metal. C’è tutta l’intensità degli Slipknot assieme alla vena artistica di Black Label Society, Metallica e dei migliori Down.
Butcher’s Hook
La nota stonata del disco. I ‘Knot ripropongono i coretti à la Spit it Out e proprio questi forse penalizzano un brano che invece, nel pre ritornello in particolare, avrebbe davvero molto da dire.
Gehenna
Gli Slipknot sembrano avere deciso di scrivere un disco tributo ai loro principali maestri. E’ così che gli Slayer di Dead Skin Mask e South of Heaven appaiono qui in Gehenna, confondendosi con i Korn di “Clown” ed un cantato che si avvicina alle meravigliose sonorità del compianto Layne Staley e dei suoi Alice in Chains nel ritornello, melodico al punto giusto. Ottima la prova di Taylor, ma questa non è una novità.
This Cold Black
Ritmo devastante con Jordison & Co. In evidenza soprattutto per la tecnica, forse un riempitivo del disco, il classico “Jump! Jump!” da palco, brano che riprende lo stile di “Iowa” per la ferocia e per la voglia di fare headbanging.
Wherein Lies Continue
In questo disco tanto Slipknot quanto omaggio ai padri predecessori mancava solo la band di un certo indimenticabile Dimebag Darrel. Wherein Lies Continue vuole ricordare i Cowboys From Hell del periodo Far Beyond Driven e lo fa benissimo, inserendo anche un richiamo ai Foo Fighters nel ritornello, che suona davvero melodico e interessante.
Snuff
Fermi tutti. Sarà impossibile non ascoltare dieci volte di fila questa canzone. Gli Slipknot tirano fuori un lato sentimentale finora ignoto e lo mettono in faccia ai propri ascoltatori, sicuri che anche questo spicchio di personalità verrà apprezzato a dovere. Snuff è una metal ballad, dove Corey Taylor fornisce una delle migliori performance della sua vita. “So if you love me let me go…and runa way before I know”, questa canzone è destinata a restare nella mente di chi sa che un’artista non ha e non deve avere etichette. 10 e lode in malinconia.
All Hope is Gone
La conoscete tutti, è scappata sicuramente da Iowa e a detta dei 9 di Des Moines è composta da riff scritti dal bassista più di dieci anni fa, nel periodo pre Slipknot. “We have made the presente obsolete! What do You want? What do You need?”
Se la domanda è rivolta a me…ho bisogno e voglio che veniate subito live in Italia!!!!
Recensione di Riccardo “Rik” Canato
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