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recensione

Un'altra band esordiente dalla sempre fertile terra ellenica, questi Acolyte, che si dedicano ad un power neoclassico e pieno di barocchismi.
Infatti, il sestetto ateniese sfornando questo "Oceans of blood", ha composto una vera e propria fatica ma, aihmé, fatica anche per chi ascolta, a maggior ragione se, come il sottoscritto, se ne hanno piene le tasche di gruppi super patinati e di canzoni piene di inutili fronzoli. E' innegabile la perizia strumentale dei sei componenti, specialmente del chitarrista solista che si mette in bella mostra quasi il disco fosse a suo nome, anche la voce di Hannibal non è male pur non essendo paragonabile per duttilità ai nomi piu' acclamati del genere ma, è proprio che, a mio avviso, non ci siamo col songwriting.
Ci sono, ad esempio due pezzi che superano i 10 minuti di durata, (addirittura la title-track conclusiva ne dura 20), che sono estremamente difficili da digerire, peccando in orpelli e non badando mai alla sostanza del brano, al contrario di ciò che hanno sempre fatto ad esempio i Simphony X che, usano la tecnica al servizio della canzone e non viceversa.
Con questo non sto dicendo che i ragazzi greci siano degli incapaci, tutt'altro, solo che dovrebbero snellire di molto le composizioni, valorizzando si le capacità tecniche dei vari strumentisti ma, non facendoli risaltare troppo ne, tantomeno dilungandosi in brani da un quarto d'ora o giù di lì.
Per come l'album è suonato e registrato, merita la sufficienza ma, badate che essendo noioso ai livelli da me descrittovi, potranno digerirlo solamente quelli che non sono mai sazi dei vari Sonata arctica, Stratovarius, Nightwish et affini!

Recensione di Alessio Aondio

tracklist

1. Brake of dawn
2. Vultures
3. I have become
4. False heaven
5. Birth is the beginning
6. Visitation
7. Mist through the night
8. Nocturne (fugue in B minor)
9. Oceans of blood