In questi ultimi anni ne abbiamo viste davvero di tutte i colori, la musica che fino a pochi anni fa era nota come quella anti commercio allo stato puro, sta velocemente diventando mese dopo mese, gruppo dopo gruppo, un meccanismo ben oleato per concepire band la cui la funzione è una sola, ovvero esaltare ragazzini alle prime prese con questi suoni forti e duri, che poi tanto forti non sono visto che man mano che andiamo avanti la brutalità di un genere quale può essere appunto il death metal sta perdendo molto del suo significato originario. Questo fenomeno si sta diffondendo come la peste in america ed eccoci qua oggi per parlare di uno dei gruppi contagiati da questa malattia: gli All Shall Perish.
Chi già li conosce saprà che sono un buon gruppo emergente della scena, che nei primi due lavori ci presentavano un death metal fuso a ritmiche hardcore, quasi immancabili oramai in qualsiasi nuova band della scena metal estrema mondiale, ora scordatevi tutto questo !! La trappola è scattata anche per loro, e si che sono stati furbi nel cercare di evitarla ma purtroppo si sono messi un piede nella fossa da soli. Quelle sfumature di death (o almeno per come lo vedo io) sono scomparse, ne rimane solo la voce stridula di Eddie che a differenza dei passati album qua diventa l’elemento chiave per far venire la nausea all’ascoltatore, e le classiche sfuriate della band che si dimostrano sempre più scontate che mai grazie anche alla irrefrenabile voglia di imitare i molto più originali e valorizzativi Between The Buried And Me, da dove la band di Oakland ruba parecchie ispirazioni e la forte tendenza tecnica che contraddistingue Thomas Giles & soci. Tutto questo rendono canzoni come “Black Gold Reign”, “Never...Again”, e la monotonissima quanto insopportabile “Memories Of A Glass Sanctuary”, ottimi strumenti per istigare al suicidio di massa.
La qualità tecnica dei musicisti comunque rimane indiscutibile, almeno nell’esibizione dei “brani” sono perfetti e pieni di qualità esecutiva, però ciò dovrebbe essere applicato a delle canzoni proprie. Un ennesimo prodotto Nuclear Blast insomma, artwork disegnato bene e curato nei minimi dettagli ma nel contenuto effettivo c’è poco o nulla. Non ci siamo.
Recensione di Thomas Ciapponi
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