I Radiance vengono da Palermo, ma sarebbe meglio dire “Le” Radiance, infatti, questo è un gruppo heavy composto e fondato da donne (non me ne voglia Fabio Accardo al basso unico membro del gruppo (e non vogliatemene voi per il gioco di parole tra “membro” e “unico maschio”, ehehe)).
La caratteristica principale di questo nuovo gruppo è sicuramente la voce femminile, anche se le band di questo tipo stanno diventando sempre più numerose, quando si ascolta l’accoppiata metal-donna si rimane sempre piacevolmente incuriositi.
La voce di Karin Baldanza viene inoltre esaltata dalle ritmiche curate e dagli arpeggi che la sua band le mette a disposizione. Karin è così in grado di associare tutte le sue capacità di cantante lirica all’heavy metal come faceva Tarja nei primi Nightwish.
Il disco, intitolato “…and the Night Comes Down” si apre con “Lady Blackness” una canzone veloce e orecchiabile che ricorda molto i brani più riusciti degli After Forever, con quella punta di Rock ‘n Roll in più che manca alla band di Floor Jansen. “Moon on the Mirror”, la seconda canzone, si apre come una ballata ma acquista progressivamente velocità fino a diventare una vera e propria cavalcata piena di intrecci vocali ricercati e con una base ritmica davvero incalzante. La terza traccia “Inferno” è sorpresa il brano più tranquillo incontrato finora, Karin da il massimo alternando parti cantate clean a parti estremamente liriche, sfociando quasi nell’esercizio di stile col gorgheggio nelle fasi conclusive della canzone.
Il brano più riuscito di “…and the Night Comes Down” è sicuramente “Fire”, veloce e precisa, si apre con un riff da brividi ed evolve verso un heavy-rock davvero concreto. Il disco si chiude, infine, alla grande con “Warm Zephyr”.
Le Radiance sono riuscite dopo quattro anni di carriera a produrre un disco di ottima qualità che piacerà sicuramente agli amanti dell’heavy metal e della buona musica in generale. Farsi strada nella scena metal siciliana non deve essere facile, ma auguro a queste ragazze di riuscire a continuare bene la loro carriera perché l’hanno cominciata nel migliore dei modi.
Recensione di Tommaso Bonetti
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