I finlandesi Reversion sono una band ancora molto giovane, solo tre anni di attività, e due demo alle spalle. Un anno fa arriva il primo vero contratto discografico, e così vede la luce questo primo full-length, “King Of Deceit”.
Alcuni cambi di line-up hanno portato al quintetto attuale, che ha così potuto ri-registrare i quattro brani dei due demo, più altro nuovo materiale. Il sound della band è marcatamente prog, con elementi thrash nella chitarra di Samuli, e in cui non manca qualche “escursione” vocale da parte del singer Aleksi. Vengono in mente su tutti Dream Theater e Symphony X, ma non manca qualche strizzata d'occhio a band come Nevermore, e anche Opeth.
Già la prima “Mindstorm” presenta le intenzioni della band, che dimostra di avere le idee chiare sulla strada da seguire con un brano intrigante, che ben si adatta al compito di apertura affidatogli. Dalle melodie e atmosfere ricreate in “Immortalized”, mid-tempo divisa tra cantato in screaming e cleaning vocals, si passa ad “Enigma”, all'inizio decisamente più accelerata, si rivela poi una semi ballad dai toni melanconici, che si rianima per riprendere velocità nel refrain, buono il lavoro di chitarra e tastiere, soprattutto nel finale.
Più rockeggiante è la seguente “Event Horizon”, brano che si distacca dagli altri per le ritmiche e le sonorità più “melense” e rallentate, nota positiva è la prova del cantante, che mostra una certa espressività. Brano più deciso, tecnico e intenso è “Trail Of Consequences”, uno dei miei preferiti del lotto con le chitarre che si vanno a tratti più heavy e una maggiore varietà stilistica che vivacizza il e rende più particolare il tutto. Interessanti le atmosfere ricreate da Jonne e Samuli coi rispettivi strumenti, e la qui più convincente prestazione di Aleksi al microfono.
Decisamente “sperimentale” è “Blue Flame”, in cui si fa un maggior uso dell'elettronica, scelta per me non troppo felice, ma bisogna dar conto al ritornello accattivante nella sua aggressività, e ancora una volta di qualche interessante spunto della chitarra di Samuli.La lunga “Hurt” è per me un brano abbastanza difficile da assimilare nella sua complessità, e probabilmente richiede numerosi ascolti per poter essere apprezzato appieno... Si arriva così alla conclusiva titletrack, un brano dalla solida base composta da chitarra e batteria, interrotta solo dalle atmosfere ricreate con le tastiere nel ritornello, più melodico, per poi tornare a sonorità più “pesanti”.
Si può definire insomma i Reversion come una giovane band che si sta affacciando ora sul folto panorama musicale, un gruppo che dimostra di avere passione, una discreta tecnica e buoni spunti, ma che ha anche ampi margini di miglioramento da sfruttare per poter offrire veramente qualcosa di interessante ai propri fans.
Recensione di Marco Manzi
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