Dopo quattro anni di attività e qualche singolo alle spalle arriva il momento del full-length per i finlandesi Verso. Provenienti da una cittadina chiamata Pori, la loro musica è definita come “melodic prog metal”, ma l'originalità della band sta nella sua varietà stilistica: troviamo infatti elementi che richiamano gruppi come Opeth, Dream Theater, In Flames, Chimaira e Porcupine Tree, con radici che arrivano fino a sonorità anni '70, il che rende la proposta piuttosto interessante.
Si passa infatti da parti decisamente più “brutali” a pezzi di prog rock con clean vocals che c'è da dire convincono un po' a metà, in quanto credo che il cantante Petteri Salonen se la cavi decisamente meglio nel growl (vedi “The Seasons End Grey”). Nonostante questo, la band nella sua complessità riesce a creare un sound accattivante, ben “incastrando” queste parti aggressive e oscure con quelle più melodiche, in un alternanza che prosegue tra cambi continui di ritmo, dettati dai riff pesanti e taglienti di Ville-Veikko Laaksonen e la precisa batteria di Mikko Kulju.
Tra i brani migliori sicuramente “Pain Skin Closer” e la successiva “Dissonance”, mentre brani come “Dark On Every Side” ricordano come sound gli ultimi In Flames. Interessante anche la più lenta “Gone Into My Blood”, così come l'oscura “Dead Earth Coming” e la conclusiva “Weight Of Desperation”, con i suoi particolari effetti delle tastiere di Mikko Porvari, che svolge bene il suo lavoro “dietro le quinte” contribuendo alle atmosfere e melodie del gruppo senza eccessi.
Possiamo dire che un disco come “From Wings To Bare Bones” è in gradi di attirare l'interesse dei fans di vari generi, la proposta dei Verso è piuttosto particolare e mostra già buoni tratti di originalità, che vanno ampliati continuando su questa direzione, che sembra quella giusta.
Recensione di Marco Manzi
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