Decisamente in forma i nostrani Lunarsea, che dopo il discreto debutto discografico si ripresentano ora con questo secondo capitolo, che si mantiene legato saldamente alle radici della band e che vede questa volta la Punishment 18 Records vegliare su di loro.
Inutile soffermarci sul discorso “ecco un’ennesima band clone della prestigiosa scuola di Gothenburg”, in questo caso non è assolutamente cosi. Certo le basi della band capitolina sono visibilmente prese dalle glorie di quel campo e senza ombra di dubbio questo è un fattore che ha influenzato negativamente il precedente “Hydodynamic Wave”, ma si sa, quando un musicista è in grado di fare il suo lavoro è perfettamente conscio del fatto che se vuole avere un identità propria deve staccarsi dalle sue radici, percorrendo una strada in maniera del tutto personale. I nostri ragazzi pare abbiano capito questa “legge” ed ecco quindi che sorge “Route Code Selector”, piacevolissimo disco che mette in risalto le doti di questi musicisti, dal primo all’ultimo, passando dal singer Filippo che alterna il suo buon growl con la voce clean del bassista Cristian, sostenuti a meraviglia dai cavalli trainanti della formazione, chiamati Fabiano e Emiliano, entrambi protagonisti di un’ottima prestazione con le loro sei corde ricche di personalità e tenacia, in grado di sfornare dei riff tanto melodici quanto possenti e trascinanti, che dire poi del drumming di Alessio, fautore di un lavoro di doppia cassa davvero saziante.
Strano ma vero, la difficoltà sta nel trovare in questo lavoro dei cavalli trainanti visto che i brani sembrano studiati apposta per stare l’un con l’altro e se non fosse per la carica iniziale meravigliosa di “Magnitude 9.6” e l’ottima struttura della conclusiva “Subspace Transition”, si potrebbe perfino dire che questo album meriterebbe di essere eseguito per intero in sede live o si rischia di rovinare la sua completezza.
A inizio recensione dicevo che i Lunarsea sono decisamente in forma, bene lo ridico e vi invito a supportare questa meritevole realtà tricolore che pian piano sta dando i suoi frutti alla scena metal italiana. Ora non resta che andare a vederli in concerto e aspettare un futuro nuovo capitolo ancora più protagonista.
Recensione di Thomas Ciapponi
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