Il lato più bello di questo "lavoro" è quello di ricevere cd di gruppo abbastanza sconosciuti e alle volte scoprire che quel cd è una perla di assoluto valore, immensa superiore a certe uscite di gruppo più blasonati e conosciuti. Questo è proprio ciò che mi è successo proprio con questo "The Towers of Avarice" dei progster Zero Hour. Inanzitutto và data una lode al pregevole artwork a cura di Travis Smith che ben rispecchia il lato più futuristico di questa opera. Opera perchè quest'album è un concept ambientato in una società futura basata su un'"insensata idea industriale". Gli uomini vengono sfruttati mentre sono in vita e una volta morti vengono usati per alimentare le macchine (forse questo concept si basa su Matrix visto che si parla anche di una salvatore esterno alla civiltà però non ne sono sicuro..sorry..). Altra lode và sicuramente alla produzione, nitida e potente, con le pesanti chitarre in primo piano, un'eccezionale e affiatatissima sezione ritmica a sorreggere il tutto dolcemente accompagnata da delle tastiere che alle volte prendono il sopravento (vedi la finale "The Ghosts of Dawn"). La voce di Erik Rosvold è indubbiamente perfetta per il genere proposte, alta e potente quando serva e espressiva nei punti più riflessivi (a tratti ricorda molto Aaron dei My Dying Bride). La loro musica viene classifica come prog metal anche se forse come devinizione non è propriamente corretta. Infatti non ci sono divagazioni strumentali o influenze di altri generi. Forse l'unica cosa che li lega al prog è la lunghezza dei brani e la loro struttura veramente complessa. I brani sono molto omogenei tra loro, quasi tutti basati sulle pesanti ritmiche di chitarra (che molto ricordano i Meshuggah data la loro stranezza) e sull'ottimo lavoro della fantasiosa sezione ritmica. Scendere nel dettaglio delle singole canzoni è inutile, solo un attento ascolto può rendere giustizia all'immensa complessità di quest'album, coi suoi continui cambi di tempo, d'atmosfera, tutti sorretti dalla cangiante voce di Erik. Tecnicamente ineccepibile come formazione e và riconosciuto loro anche il fatto di non voler strafare, di non tediare con inutili fughe strumentali di 1000 minuti per far vedere come sono bravi. Infatti anche solo i soli di chitarra son molto limitati anche se comunque di pregevole fattura. Canzoni come "Stratagem" o la dolce "Reflections" o la lunga "Demise and Vestige" parlano da sè! Sicuramente un album a cui dare molti ascolti!
Recensione di Simone Bonetti
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.