Ultimamente il cosiddetto “modern metal” sta facendosi sempre più largo tra la folla, merito soprattutto dei Meshuggah che hanno saputo stravolgere le basi del vecchio stile creando della musica tanto complessa quanto originale che mai prima d’ora si era sentita, da qui centinaia di formazioni hanno visto le luce per percorrerne le tracce arrivando fino ai nostri giorni con alcune uscite succulente al riguardo (i Gojira vi dicono niente?) e altre forse meno in mostra, collocherei i Mencea in quest’ultima categoria.
Certo che è strano vedere una band con tale proposta musicale associarsi alla Grecia, terra famosa per le sue mitologie antiche e senza tempo, posto apparentemente non adatto per riuscire a mettersi in evidenza, eppure questi giovani ragazzi ce l’hanno fatta, accaparrandosi una firma d’oro con la Indie Recordins e buttando sul mercato il loro debutto “Dark Matter Enery Noir”, album che come si può avere intuito presenta o ri-presenta che dir si voglia una forte carica di modern metal che spazia da tinte più groovy ad altre nettamente più thrash/death non aggiungendo assolutamente nulla a quello che nomi più noti hanno già proposto. Inutile quindi dirvi che vi troverete ad affrontare i soliti cambi di tempo, che malgrado tutto fanno una buona impressione finendo però per stufare nella seconda parte del disco, nettamente inferiore alla prima dove perlomeno questi ragazzi di Atene mettono in mostra la buona coppia d’asce in grado di partorire riff tecnici e mai banali soprattutto in pezzi come “Ardad” e “Forbidden”, forti anche di un centrato uso delle tastiere per rendere meglio l’idea della loro proposta musicale. Grossa ammonizione và tra l’altro al vocalist Andreas che in questi 40 minuti di durata non prende minimamente uno straccio di iniziativa, finendo per perdersi nell’anonimato.
Gran parte dei difetti sono sicuramente dovuti all’inesperienza, ma per ora è meglio che i Mencea volino basso e si rendano conto che la prossima volta possono sfruttare meglio l’ottima produzione che li ha accompagnati in questo debutto, disco che consiglio solo agli appassionati del genere.
Recensione di Thomas Ciapponi
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