Dopo 14 anni di attesa, annunci, rinvii, silenzi, un tour nel 2006 che avrebbe dovuto supportare, poi successivemante anticipare l'uscita di un "Chinese Democracy" che ad un certo punto sembrava non dovesse uscire mai, uno non sa davvero più cosa aspettarsi e soprattutto se aspettarselo, tanto è vero che alla fine non ci credi più, non ci pensi, di butti su alto...
Poi un bel giorno succede che finalmente il disco in questione esce per davvero, ora il duro compito è nelle mani dei recensori che devono metter da parte gusti e pareri e parlare nel modo più oggettivo possibile di una delle tre clamorose uscite di questo fine 2008.
Sono passati diversi anni dai vari "Appetite For Destruction” e “Use your Illusion" 1 e 2, non ci si può certo aspettare che tutto riparta da li, anche perché oramai Axl a parte di GNR non rimane altro.
Sin dal primo ascolto, l'impressione è quella di trovarsi di fronte ad un disco scritto in vari momenti, con modifiche, aggiunte e forse le mani sono state messe troppe volte su questo lavoro facendo perdere il filo conduttore, ammesso che ce ne fosse mai stato uno.
Insomma troppa carne al fuoco dove un pò è rimasta mezza cruda, un pò troppo cotta ma anche qualcosa la cui cottura è quasi perfetta.
Si parte con la title track, dall'incipit potente, la voce è quella, è lui, Axl e sembra voler dire "sono qui e sono tornato!" Anche le musiche suonano dannatamente street sul vecchio stile dei Guns.
L'eccitazione del primo brano viene però interrotta bruscamente da una "Shackler's Revenge" che inizia con una sirenza stile Marilyn Manson sembra che duettino Rob Zombie e Tilo Wolf dei Lacrimosa, una sorta di Endorama dei Kreator venuta male... una orribile batteria elettronica rubata ai Pain completa l'opera. Risultato: smarrimento totale!
A peggiorare le cose ci pensa "Better" cantata su una base pop rubata a Cristina Aguilera anche se la voce di Axl è tornata quella a cui siamo abituati, anche la scelta degli effetti di chitarra è alquanto discutibile...
Arriva poi "Street of Dreams" caratterizzata da un piano suonato su una falsa riga di "November Rain" e ci riporta sulla giusta strada, forse le due tracce di prima sono finite sul disco per sbaglio? No! "If the World" ci trasporta in un'atmosfera seventies, colonna sonara di qualche vecchia puntata di Starsky e Hutch; a questo punto l'ascoltatore è davvero nel panico... magari si tratta di una raccolta di artisti vari? No perché la voce è quella di Axl e questo non è un album di cover come il vecchio "The Spaghetti Incident".
Ecco poi tornare un brano come si deve "There Was A time" impreziosito dall'uso di archi, buono il ritornello perde un pò sugli acuti in fase finale, troppo alti per il singer.
Passata l'anonima "Cather 'n the Rye" troviamo un'ottima "Scraped" in pieno stile old GNR school, rovinata però da pacchiani coretti in sottofondo. Però è proprio qui che Axl offre la sua miglior prova vocale.
Post grunge? hard pop? La confusione generata dalla successiva "Raid 'n the Bedouins" è tale che a questo punto vorremmo trovarci all'ultima traccia ma l'album ne contiene ancora 5 di cui almeno 3 potevano tranquillamente essere omesse.
Primo tra tutti il lento "Sorry" mentre mai e poi mai sarebbe dovuta essere tolta "I.R.S.", alla pari della opener uno dei migliori pezzi di tutto il disco.
"Madagascar", ennesima ballad strappa lacrime (e non solo quelle) forse sarebbe stata più adatta come colonna sonora di qualche film. In quest finale di disco, per trovare un'accenno ad una ballad come si deve arrivare alla penultima canzone. Questa volta è davvero una ballad, non del tutto riconducibile al GNR sound ma comunque si difende bene fin quando non si arriva al ritornello che sembra "preso in prestito" a Barbara Streisand.
Il disco si chiude da una "Prostitute", brano di buona fattura, sopra le righe soprattuto se paragonato alle ultime due tracce.
La scelta di includere 14 canzoni nel disco è sicuramente stata avventata, il risultato è un lavoro vario, troppo, si passa da brani che rientrano nelle aspettative di tutti i vecchi fans ad alcuni che per dirla con parole provere, non con pistole e rose non c'azzeccano proprio.
Recensione di Paolo Manzi
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