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Subliminal Crusher - "Endvolution" (Punishment18 Records/***)

Line up:

Steph – Vocals
HwK - Guitar
Panduk - Guitar
Rawdeath - Drums
Jerico - Bass
 

voto:

8
 

recensione

Il 2008 rimarrà un anno importante negli annali del metal italiano: ritorni sorprendenti dal passato, conferme musicali ottime, la riapertura del festival nostrano per eccellenza e nuovissimi esordi mozzafiato. I Subliminal Crusher vanno a collocarsi in questa ondata positiva tricolore, difficilmente però si riesce a capire a quale fascia appartengono.
Forse non molti di voi conoscono questa band di Terni, la quale formatasi nel 2002 ha poi saputo mettersi subito in gioco con due album meritevoli quali “Life Drought” e il più recente “Anthitesis” dove lo stile degli umbri è andato a marcarsi più a fondo, rievocando grandi glorie passate del Technical Thrash come i Dark Angel o i più recenti e melodici Darkane.
Ovviamente come spesso accade, seppur le abilità compositive e esecutive di questi ragazzi siano tutt’altro che indifferenti, la dura legge del metal italiano ha colpito anche loro, costringendoli a essere rinnegati (ingiustamente) nell’undeground della penisola. “Endvolution” ha tutte le carte in regola per far sì che il loro nome non rimanga avvolto nella nebbia.
Con l’ausilio eccellente di un’altrettanto meritevole e semi-sconosciuta Punishment18 Records, la band capitanata dal buon Steph si prepara per lasciare il segno e far si che la gente si ricordi del loro monicker. Come? Bhè, la musica parla da sola.
L’impatto che offre questo album è senza dubbio direttissimo e se prima le influenze dei Dark Angel si facevano sentire parecchio, ora si ha l’impressione che la storica band di Los Angeles significhi davvero molto per i Subliminal Crusher, soprattutto per il batterista Rawdeath che fin dalle prime battute và ad attingere la tecnica e la potenza di mastro Gene Hoglan (e scusatemi se è poco), imponendosi protagonista e arma principale di questo disco, andando anche a rievocare il Meshuggah style, molto usato anche dalle chitarre soprattutto in pezzi come “Bored” o la titletrack stessa. Se questo non vi basta non c’è problema, una buona dose di melodia và ad arricchire le composizioni, creando dei bellissimi contrasti tra riff più tecnici e potenti ad altri più orientati verso il death metal europeo, ne sono caso lampante le due parti di “The Visionaire” o l’ottima “The Promise” che vede un ottimo lavoro sella sezione chitarristica.
Nota di merito và anche al già citato Steph, fautore di un buon lavoro al microfono che a molti potrà ricordare Jens Kidman, anche se alcuni passaggi potevano sicuramente essere sfruttati meglio. La ciliegina sulla torta è senza dubbio l’ottima produzione che gioca un ruolo davvero importante, arricchendo i suoni, rendendoli più puliti e diretti.
Chi come me si emoziona facilmente sentendo pezzi complessi miscelarsi assieme a parti melodiche allora non può farsi scappare questo album, al contrario se siete conservatori del vecchio stile thrash o death allora forse non è il gruppo che state cercando. Da parte mia promossi con ottimi voti, non è forse questo l’album che avrebbero sempre voluto fare?

Recensione di Thomas Ciapponi

tracklist

  1. Preface
  2. Just all I want
  3. Bored
  4. Later
  5. The Visionaire pt 1 (desert chains - liberation)
  6. The Promise
  7. Life Arises
  8. Wellness Perfection
  9. Endvolution
  10. The Visionaire pt 2 (the darkest vision)

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