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Saxon - "Into The Labyrinth" (SPV-Steamhammer/Audioglobe)

Line up:

Biff Byford – vocals
Paul Quinn – guitars
Doug Scarratt – guitars
Nibbs Carter – bass
Nigel Glockner – drums
 

voto:

7,5
 

recensione

Nel 2009 la NWOBHM compie 30 anni, gli stessi Saxon infatti nel '79 pubblicavano l'omonimo debutto a cui seguirono i dischi di maggiore successo. Nel nuovo millennio la band ha ottenuto una seconda giovinezza, e sull'onda di questo rinnovato interesse verso Biff Byford e compagni nasce a breve distanza dall'ultimo “The Inner Sanctum” questo “Into The Labyrith”.
Registrato nei Twilight Hall Studios di proprietà dei Blind Guardian con il solito Charlie Bauerfeind, il disco racchiude in sé quanto raccolto dalle ultime produzioni, unito alla vecchia “anima” della band (che non si perde mai di vista), con l'aggiunta di elementi rock/blues decisamente insoliti per la formazione inglese. L'apertura è affidata alla anthemica “Battalions Of Steel”, buon brano pomposo e intenso che sorprende un po' come intro dell'album. Molto più classico “Live To Rock”, singolo che ha preceduto l'uscita del full-length, e che porta avanti le tematiche di “I've Got To Rock...” (del lavoro precedente). Un pezzo piacevole e senza grosse pretese che ben si presta all'ascolto live (dove solitamente la band dà il meglio di sé).
“Demon Sweeney Todd” è il tipico brano che i Saxon potrebbero sfornare quando premono l'acceleratore, con un ottima base ritmica, mostra un duo Quinn/Scarratt in gran forma. La seguente “The Letter” è l'intro della successiva “Valley Of The Kings”. Ancora più espressiva dell'opener, questa lunga canzone si distigue per le atmosfere dei suoi cori e la varietà stilistica, che la rendono uno dei pezzi più interessanti e articolati di questo nuovo lavoro. Un brano che vedrei molto bene come conclusione di uno show.
“Slow Lane Blues” tira fuori una parte fin'ora poco esplorata della band inglese, coi suoi ritmi cadenzati e l'andamento molto più rockeggiante (un pezzo del genere lo vedo molto più negli ultimi Motorhead) e qui Biff dimostra ancora una gran personalità nell'interpretazione. Dopo una onesta ma non irresistibile “Crime Of Passion”, un'altra breve intro lascia il passo a “Voice”. Questa si presenta come il terzo “highlight” del disco, un mid-tempo che unisce un gran lavoro delle due chitarre all'espressività del carismatico singer britannico, forse non al top della forma ma ancora in grado di far vedere di cosa è capace.
La più heavy “Protect Yourselves” guida verso una ben più decisa e aggressiva “Hellcat”, ancora l'ennesima sorpresa per una band da cui non ti aspetti qualcosa del genere, con riff taglienti che quasi mi richiamano addirittura Jeff Waters degli esordi, e quell'energia che non ti aspetti da parte di questa macchina ben rodata. A chiudere, un classico brano come “Come Rock Of Ages...” precede la particolare e a mio parere molto ben riuscita versione blues di quella “Coming Home” che troviamo in versione metallica su “Killing Ground”. E qui si capisce ancora meglio perchè nello scorso mini-tour inglese i Saxon sono stati accoppiati ai Motorhead (soprattutto, dalla parte di Lemmy, considerando i dischi da “Inferno” in poi).
E' un disco senz'altro originale questo “Into The Labyrinth, con qualche sorpresa, alcuni brani molto validi, altri un po' meno, ma sempre ancorato alla certezza che questa band difficilmente può deludere i suoi fans. E nella varietà del disco troviamo tutte le mille sfaccettature che uniscono passato e presente della formazione di Biff e compagni, pur mantenendo l'inconfondibile impronta del sound Saxon.
Il disco è anche disponibile in varie edizioni limitate, con video del singolo, intervista con Biff Byford, documentario del tour, ed il film “Parzival” con lo stesso singer che interpreta Re Artù.

Recensione di Marco Manzi

tracklist

  1. Battalions Of Steel
  2. Live To Rock
  3. Demon Sweeney Todd
  4. The Letter
  5. Valley Of The Kings
  6. Slow Lane Blues
  7. Crime Of Passion
  8. Premonition In D Minor
  9. Voice
  10. Protect Yourselves
  11. Hellcat
  12. Come Rock Of Ages (The Circle Is Complete)
  13. Coming Home (Bottleneck version)

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