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recensione

A dispetto dei numerosi cambi di formazione avvenuti negli ultimi anni gli Hollow Haze tornano a farsi sentire con il secondo album interamente autoprodotto della propria carriera. La band vicentina propone un progressive metal diretto ed incisivo che racchiude al proprio interno sfumature hard rock. La sezione ritmica nuova di zecca composta da Fabio Pierini e Max Cassol, rispettivamente alla batteria ed al basso, dispone del giusto tiro per rendere al meglio i vari cambi d’atmosfera ed anche a livello di riffing il lavoro del leader Nick Savio (ex White Skull), alla sei corde appare quanto mai ispirato. “The Hanged Man” è un disco cui i richiami a Dream Theater e Queensryche non precludono una personalità ben definita, fors’anche per un evidente impronta dark insita nei pezzi, grazie alle tastiere ottimamente arrangiate di Simon Scar. Qualche problema in più sembra averlo il nuovo singer Ivan Rave, in grado si di interpretare con timbrica differente i vari pezzi, ma non sempre in maniera convincente allorché si cimenta in registri ruvidi ed aggressivi. Nonostante una compattezza eccessiva le canzoni scorrono godibili con picchi di qualità nell’impatto heavy rock dell’opener “Heasy Road”, tra le note oscure ed evocative di “Coming Back”, nonché attraverso il prog vitaminizzato di una a tratti dirompente “Pretender”. Impatto, tecnica e buona personalità, con queste prerogative gli Hollow Haze diventano un importante realtà di casa nostra seppur con margini di miglioramento che merita la giusta considerazione.

Recensione di Teospire

tracklist

1. Easy road
2. Burnt desire
3. Coming back
4. Breathless
5. Pretender
6. Waiting
7. Final contest
8. Senses roam
9. Lonely dramer
10. Illusion around
11. Dark