Le avevamo conosciute nel 2006 con un debutto 'bomba' come "In Distortion We Trust" che è stato da subito accolto alla grande da critica e pubblico italiano.
Ora, a distanza di tre anni, questo quartetto tutto al femminile, ritorna alla ribalta con un nuovo album più maturo, più heavy, sicuramente un lavoro che otterrà, a ragion del vero, ulteriori feedback positivi.
La struttura delle songs è rimasta più o meno la stessa del predecessore, a queste però si è aggiunta una maggior dose di personalità per cui ora limitarsi ad accostare la band a Hole e Hardcore Superstar risulta decisamente riduttivo.
"Till Death Do Us Party" è un mix ben bilanciato tra rock, grunge ed heavy metal dove potenza e melodia condividono lo stesso disco in modo armonico.
"Killer on His Knees" ad esempio è un potente biglietto da visita dove chitarre di chiaro stampo heavy metal dominano la scena coadiuvate da cori senza compromessi.
In "Pain & Pleasure" e "Sex Action" invece troviamo quanto appena detto, cioé un buon intreccio tra potenza e melodia.
Uno scream ci consegna l'essenza più oscura della band con "Creatures" dove forse qualche effetto di troppo snatura in parte una song che comunque non abbassa di certo il livello qualitativo del platter.
Si cambia canzone e si cambia anima con la triste ballad "Jennifer" caratterizzata da un buon duetto tra Mia e Mat che denota ed amplifica il senso di tristezza che la song vuole trasmettere.
La successiva "Dark Side" riporta violentemente l'ascoltatore su un'altro livello, un diverso stato d'animo, una song molto motorheadiana se vogliamo fare un paragone.
Il lato 'grunge' emerge in parte con "Can't Handle Love" dove un ritornello punk old school e riff di di facile assimilazione padroneggiano fino all'irrompere di uno dei migliori guitar solo del disco.
Heavy metal allo stato puro, solo questo può descrivere "Blackened Bones" un susseguirsi di potenza tra ritornelli, strofe e taglienti riff supportati dalla miglior sezione ritmica che si possa desiderare.
"Danger Danger" e "Rats" riassumono un pò quanto ascoltato fino ad ora da pasaggi più lenti e riflessivi a parti più immediate e sfacciatamente heavy.
Un'altra dose di hard & heavy arriva in chiusura con l'adrenalinica "Feels Like Death" uno di quei brani che in sede live risveglierà l'anima da headbangers dei presenti.
Per conculudere possiamo dire che "Till Death Do Us Party" è il naturale passo in avanti che ci si poteva aspettare dopo "In Distortion We Trust" un lavoro che, con ogni probabilità, contribuirà ad accrescere la fama del gruppo a livello planetario.
Recensione di Paolo Manzi
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