Settimo album in studio per la creatura di Mike Scalzi, e terzo full lenght col monicker ridotto al solo
Slough Feg, anzichè il più impegnativo (e impronunciabile) The Lord Weird Slough Feg, nome tanto personale
quanto l'Heavy proposto dal gruppo statunitense.
Sì, perchè il four pieces con sede a Frisco, ma originario della Pennsylvania, riesce nell'arco di 40 minuti,
come nel caso del qui presente cd, a richiamare alla mente il Doom d'annata (ascoltate l'opener "The
Hunchback of Notre Doom"), e chitarre gemelle ed epicamente settantiane di scuola Thin Lizzy, il tutto
narrato dalla voce di Scalzi, una sorta di Dee Snider col vizio delle MS!
Detta così sembrerebbe uno strano pastrocchio, invece i vari stili citati si fondono in un unico calderone
Heavy, con punte "Folk", abbondanti ad esempio in "White Cousin", che rendono il gruppo americano veramente
unico e personale, pur citando nomi fondamentali del genere.
Questo disco non fa che consolidare la qualità realizzativa di Mike & Co., e i 10 minuti della title track
sono qui a testimoniarlo, risultando coinvolgenti e mai scontati, fatti di ripartenze epiche, stacchi
cadenzati e vocals ruvide ma al contempo melodiche.
Non mi stupirei affatto se da qui a un pò (o magari già accade!) si arrivi a sentire qualche act che suona
alla Slough Feg poichè, ripeto, le peculiarità di questi 4 musicisti sono tali da essere fonte a loro volta
d'ispirazione e, non di confusione con altre proposte, come purtroppo molto spesso succede oggigiorno in
tante scene musicali.
Certo, qualcuno di voi dirà, troppo facile prendere i riffs dei Thin Lizzy per farsi apprezzare ma, tengo a
sottolineare che questo è solo un caso di background musicale, che, tra l'altro fa solo onore, e, non un caso
da "cover band".
Concludo, consigliando caldamente a coloro che apprezzano l'Heavy Metal veramente old-fashioned, di farsi un
viaggio nel paese degli Slough Feg, fatto di intriganti e mistici personaggi o, come in questo caso...di
scimmie!!!
Recensione di Alessio Aondio
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