Chi pensava che gli O.S.I. fossero l’ennesimo super gruppo creato ad arte per raccimulare qualche dollaro avrà con il loro terzo disco in studio, “Blood”, la secca smentita ad una simile illazione. I leader del gruppo Kevin Moore e Jim Matheos si trovano per la prima volta orfani di Mike Portnoy alla batteria, tuttavia il rimpiazzo di lusso si chiama Gavin Harrison (già con i Porcupine Tree), e la sua performance non fa rimpiangere minimamente quella del più celebrato collega. Abbandonate certe strutture complesse di stampo prog già dal precedente “Free”, gli O.S.I. recuperano per il terzo capitolo di carriera, le atmosfere notturne e un certo minimalismo apparente dall’ultima release, per poi focalizzare al meglio la proposta con nuovi ingredienti che garantiscono a “Blood” la palma di apice creativo della band. Si parte con il rock incisivo di “The Escape Artist”, graffiante nella ritmica heavy delle chitarre sulla strofa, si prosegue con “Terminal” e una titletrack intrise di post rock e chillout, ambient e trip hop, si conclude con le note oscure di “Stockholm” interpretata dall’ospite d’eccezione Mikael Akerfeld. Tanta varietà assemblata con coerenza che ci richiama talvolta una sorta di Porcupine Tree in acido. Il solito Kevin Moore interpreta le canzoni con la sua timbrica distaccata e inespressiva garantendo indiscutibile originalità a linee vocali suggestive condide da effetti, la fruibilità del disco invece è garantita da brani dall’arrangiamento curato ma mai borioso nonché dalla durata media piuttosto esigua degli stessi. La sola strumentale “Microburst Alert” lascia qualche dubbio con un ipnotica trama trip hop da cui diventa assai arduo venirne fuori. Le atmosfere liquide e i suoni tubolari ricreati dall’immenso lavoro delle tastiere non fanno altro che rendere ancor più reale ed affascinante questo viaggio nel sangue degli O.S.I.
Recensione di Teospire
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