Me ne vogliano i fan di questo tipo di black metal e lo stesso Ianvs, ma chi scrive non è di certo un pozzo di scienza nel suddetto campo musicale, quindi le opinioni e il voto sono una cosa strettamente personale e invito tutti fin dall’inizio a procurarsi questo disco per poterlo valutare singolarmente.
I Rust Requiem sono una band di Roma attiva dal 2006, sarebbe però giusto parlare al singolare perché si tratta infatti di una one man band, dietro cui si cela la figura di Ianvs, il quale ha registrato personalmente tutte le parti strumentali e quelle vocali, dando vita così a “Migrationis Obscura Aetas”, album cantato interamente in latino, e che emana in tutta la sua durata (un ora e cinque minuti circa) sensazioni di angoscia, dolore e opprimente ansia.
Le idee messe in gioco inizialmente sembrano buone, ma col passare dei minuti la cosa cambia, la struttura che caratterizza tutto il lotto è infatti l’eccessiva durata dei brani e il contenuto degli stessi, il depressive black che a tratti sposa elementi atmosferici è all’ordine del giorno e progredendo nell’ascolto si nota l’assenza di qualche piccolo “svago”, che sicuramente non avrebbe fatto male all’ascoltatore, per intenderci i riff ci sono e fanno pure la loro bella figura ma sulla lunga finiscono per essere troppo prevedibili e eccessivamente ossessivi, complice anche la registrazione sporca e non propriamente adeguata. Buono invece il reparto tastiere, curato nei minimi particolari per ricreare cupi aloni medievali, tutt’altro che festaioli e ricchi di allegria.
Una cosa che mi ha colpito molto di questo disco è la sua spontaneità e sincerità, nonché il coraggio dello stesso Ianvs, è difficile con un genere come questo inserirsi nel mercato metal italiano gia emarginato di suo. Vi rimando al consiglio iniziale della recensione e vi auguro buon ascolto.
Recensione di Thomas Ciapponi
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