La band nostrana torna alla carica dopo il discusso e criticato “Draculea”, presentandosi con un altro concept, questa volta sulle origini della specie umana, intitolato infatti “Phylogenesis”.
Questo nuovo lavoro è decisamente più Thrash-oriented, sacrificando in parte quella componente più estrema dei primi lavori (probabilmente anche per l'inserimento stabile di Pier Gonella), e proseguendo dall'altro lato su certe sonorità più sperimentali, sulla strada intrapresa nelle produzioni più recenti.
E così che se “Awakening Of Dawn” convince come pezzo potente e tirato, in cui protagonisti sono il duo Peso/Flegias, “I.N.R.I.” è decisamente più complessa, e qui è forte la mano, tecnicamente ineccepibile del chitarrista Pier, che ne scandisce i ritmi con riff di qualità, mentre il sound si fa più vario ed articolato. “The Theory”, dopo la tradizionalista “Time Never Dies” (tra le tracce migliori di quest'album), è forse il brano che più in questo disco rappresenta l'anima più Thrash dei Necrodeath, mentre un'intro acustica apre la successiva “Extreme Emotional Shock”, pezzo che si discosta non poco dal resto, più sperimentale con qualche venatura estrema, non sembra catturare in pieno all'ascolto non fosse per alcuni interessanti passaggi di chitarra.
“Propitiation Of The Gods” è il più lungo dei brani proposti, anche qui di particolare interesse sono le chitarre, acustiche e non, con i loro particolari fraseggi, segno che l'ispirazione in fase compositiva non manca, mentre i diversi cambi di tempo mantengono vivo l'andamento di un pezzo che altrimenti avrebbe potuto perdersi nella sua lunghezza.
Altra canzone in cui è forte la sperimentazione stilistica è “Cloned War”, con “Persuasive Memory” a seguire in una leggera decelerazione rispetto al resto del disco, e in generale forse anche un leggero calo nel finale, dato che la traccia in sè non sembra colpire particolarmente e si lascia andare abbastanza nell'anonimato. A chiudere infine è “Final War”, di nuovo un pezzo lungo e dalla complessità più elevata, ma nella sua particolarità risulta senza dubbio tra i brani più convincenti di “Phylogenesis”, merito ancora una volta del lavoro delle chitarre e dell'espressività di Flegias, ben appoggiate dal lavoro di percussione del solito ineccepibile Peso.
Un lavoro in conclusione che cerca di racchiudere in sè parte della tradizione Necrodeath, rielaborata alla luce delle elaborazioni viste nell'ultimo periodo, cosa a tratti più riuscita, a tratti un pò meno, ma tutto sommato si può dire che la formazione di Flegias e compagni ha prodotto un buon album, sicuramente più convincente del suo predecessore, anche se non certo al livello dei loro lavori migliori. E' qui un pò sacrificata la parte più estrema, ma sembra la naturale evoluzione dovuta alle scelte stilistiche ed ai recenti innesti nella formazione, dopo l'addio di John al basso (sostituito da GL) e la conferma del virtuoso Pier.
Recensione di Marco Manzi
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