Devo dire che è la prima volta che mi capita di ascoltare dalla prima all’ultima traccia un disco di questo genere, mi trovo dunque in difficoltà a dover scrivere questa recensione e a dare un voto equilibrato, perciò è meglio precisare fin da subito che queste righe sono qualcosa di puramente personale.
Il progetto Strings 24 vede impegnati insieme tre importanti chitarristi del panorama musicale italiano, veri e propri virtuosi che si scambiano idee e modi diversi di interpretare la musica, menti che corrispondono ai nomi di Stefano Xotta, Frank Caruso e Gianluca Ferro. Il lavoro è completamente strumentale, nessuna traccia vocale, sono le note qui a parlare, ci troviamo di fronte infatti ad un prodotto shred che grazie alla tecnica fenomenale, sia in fase ritmica che d’assolo, riesce a confluire all’ascoltatore un concentrato di emozioni uniche e irripetibili, passando dal prog sia rock che metal, al blues, e al neoclassic. La cosa che balza da subito all’occhio è la gia citata differenza del bagaglio tecnico dei musicisti, ed è molto interessante vedere diverse realtà che si incrociano, immaginate di prendere lo stile di Malmsteen mischiandolo con quello di Friedman e buttarci dentro anche i passaggi strabilianti di Petrucci, il risultato dovrebbe essere una vera e propria manna dal cielo per gli amanti del genere, mentre per l’altra faccia della medaglia, ovvero i detrattori di questo stile di musica dove tra l’altro mi colloco, il lavoro potrebbe comunque risultare piuttosto piacevole, giusto per differenziare un tantino gli ascolti abitudinari e rimanere catturati per un’oretta scarsa dai mille colori sfornati dalle note di questi tre musicisti.
Concludendo mi sento comunque di consigliare questo disco, se non altro a chi di shred ne va matto, puntualizzando il fatto che non c’è bisogno di dare soldi a dei super-chitarristi ultra sboroni provenienti dall’estero quando ce li abbiamo qui in casa nostra.
Recensione di Thomas Ciapponi
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