Midryasi: quando i Pentagram in acido incontrano i Goblin...
Se riusciste a prefigurarvi mentalmente questo connubio, sareste vicini ad intuire la proposta del trio varesino, arrivato al secondo full lenght, dopo l'omonimo del 2005 e lo split dell'anno passato coi romani Doomraiser.
Si, perchè la band di Dario Simonetti fa subito capolino nella opener/title track del qui presente lavoro, sotto forma di tastiere dal tipico sound horror dei 70's, che negli 8 e passa minuti di durata accompagnano i riffoni magmatici di Paul P., nonché le strazianti vocals dell'allucinante (nel vero senso del termine!) Convulsion.
Si cambia registro con “Woman Of Doom”, eterea ballad come la sognante “Planet Caravan” che fu, solo rafforzata dai beffardi colpi di penna del chitarrista succitato, il tutto prelude alla track che ho preferito, “Steal My Breath”, song dall'incedere funereo, con un ritornello che riporta ancora sugli scudi lo schizzato frontman, il quale procede verso la pazzia a braccetto con le ossessive partiture dell'enorme Sapappah, batterista di inconfondibile estrazione settantiana.
L'Acid Doom del trio insubre sarebbe veramente l'deale come colonna sonora di un vecchio film di Dario Argento, magari nelle scene più cruente, data la massiccia componente orrorifica delle loro tracks, esempio ne sia il sinistro scricchiolio alla primi Sabbath, che introduce la cadenzata e tetra “The Cave”, prima di vedere un piccolo spiraglio di luce, grazie alla melodia (solo quella non fraintendiamo!) di Lize, ariosa ed “orecchiabile”.
Finale con il quarto d'ora di “Another Hell Within (Space Suite Version)”, già apparsa sullo split di cui sopra, premetto che le parole tra parentesi mi avevano spaventato un poco, temendo eccessive dilatazioni di Iron Butterflyana memoria, ancora una volta sono stato smentito, dato che la canzone si lascia ascoltare senza alcun intoppo o sbadiglio, anzi fa venire voglia di ascoltarla ancora e ancora...
Ed è proprio questo il bello dei Midryasi, nonostante abbraccino un genere “annacquato” e ostico come lo Psychic-Doom, che troppo spesso annoia i non fanatici, riescono SEMPRE a regalare brani fruibili e di grande impatto, merito di un songwriting mirato e delle giuste ispirazioni!
Recensione di Alessio Aondio
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