Gli Annotations On An Autopsy sono lo specchio del panorama generico della Nuclear Blast: grossa campagna pubblicitaria, MySpace curato maniacalmente, assortimento di merchandising infinito, artwork d'impatto e quindi ingannevole e migliaia di altre cose, fino ad arrivare alla sostanza, che generalmente è piuttosto scarsina a parte qualche significativa eccezione. Nati come band death metal devota ai Suffocation, il quintetto inglese ha poi sviluppato un suono tendente alle idee dei Job For A Cowboy, dimenticando però per strada l'adrenalina e la freschezza d'innovazione che posseggono gli americani, cosa che in madrepatria pare non essere stata minimamente presa in considerazione visto il clamore che ha suscitato "Before The Throne Of Infection", acclamato esageratamente da riviste e media inglesi. In realtà chi conosce il gruppo e usa le orecchie piuttosto che qualcos altro per ascoltare un album sa benissimo che ci troviamo di fronte a tutt'altra realtà, gli AOAA non hanno infatti niente di particolarmente speciale, anzi, come ho gia accennato non sono che una coppia prevalentemente malriuscita di altre formazioni della scena. Non è con la ricerca ossessiva di rallentamenti strazianti e con la malriuscita esecuzione di virtuosismi tecnici che si fa il death metal, e speravamo che la lezione dello scorso platter questo "The Reign Of Darkness" portasse delle nuove soluzioni sotto questo punto di vista, invece siamo di nuovi qui, al punto di partenza. Nelle 11 tracce che compongono il platter viene sempre più marcata l'ossessività con la quale questi ragazzi vogliono esprimere a tutti i costi il dolore e l'angoscia, usando tempi rallentati monotoni e basati su due accordi in croce, decidendo poi di tanto in tanto di spingere sull'acceleratore e sfornare qualche riffettone groovy accompagnato dalla voce gutturale del frontman Steve Regan, il tutto per un risultato piuttosto banale e gia sentito. "Into the Black Slumber" è il principale assortimento di quanto detto, ma anche in " Catastrophic Hybridization" e "Bone Crown" non si scherza, quest'ultima arricchita da un chorus pessimo che neanche una band da pub di montagna si azzarderebbe ad usare. Nel comparto tecnico invece c'è da annotare una leggere evoluzione, perlomeno nelle sfuriate di velocità, e soprattutto nelle parti di batteria, abbiamo finalmente modo di sentire una ritmica tutto sommato incalzante e dinamica al punto giusto ("Portrait of Souls" e "Born Dead" in primis), cosa che non si può certo dire delle chitarre, ancora acerbe e incapaci di azzardare quello che in realtà vorrebbero suonare.
Gli Annotations non riescono ancora a graffiare, l'impressione è quella di essersi adagiati sugli allori per l'eccessivo impatto mediatico in madrepatria, speriamo perlomeno che il tour europeo di spalla ai Suffocation li porti a fare qualche riflessione.
Recensione di Thomas Ciapponi
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