Chi mastica black non per moda ma per la semplice e vera passione non avrà di certo bisogno di queste righe per conoscere i Dark Fortress, la band si è sempre contraddistinta infatti per una forte vena compositiva in grado di sfornare album dinamici e mai scontati, raggiungendo il top con "Séance", album che decretò l'alleanza dei tedeschi alla corposa Century Media, passando poi per il satyriconiano "Eidolon" e arrivando infine a questo "Ylem", ennesimo stravolgimento delle regole musicali del sestetto bavarese. Questa volta la struttura delle undici tracce che vanno a costituire il platter è caratterizzata da midtempo e ritmi fortemente cadenzati, dando maggiore sfogo al lato gelido ed evocativo del black melodico sempre ben ancorato come base del songwriting. Il risultato ottenuto è come sempre sopra la media, "Ylem" è infatti un lavoro che non ci si aspetterebbe in tempi come questi, dove la velocità e la potenza delle ritmiche ha preso il sopravvento alla naturalezza del suono. Se "As The World Keels Over" potrebber ricordare per certi versi i Rammstein più dark, pezzi come "Osiris" e "Redivider" ci danno un netto esempio di come deve essere il black evocativo senza troppi compromessi, stesso discorso per la lunga "The Valley", che assieme a "Nemesis" e "Wraith" va a formare un trio di chiusura stupendo, caratterizzato dalla freddezza musicale della seconda passando per i richiami lugubri della prima, chiudendo infine con una composizione stupenda, dove il singer Morean accantona lo scream per dedicarsi all'accompagnamento in clean delle ottime linee di chitarra di Santura e Asvargyr. Vengono quindi messe in secondo piano le sfuriate, tra l'altro poco significative, di "Silence" e "Satan Bled", due episodi fuori luogo e inabissati dal resto del lotto. Unico rimprovero permesso è l'eccessiva durata dell'ascolto, 70 minuti sono un tantino esagerati se si parla di un album dove i tempi sono tenuti a bada in favore di un'insistenza decisa sul midtempo, si rischia così in certi tratti, soprattutto nella zona centrale, di lasciarsi sopraffarre dalla noia e perdere quindi il filo del discorso.
Lavoro azzardato dunque, non sarà semplice farvi piacere questo tipo di stesura. Nonostante questo siamo convinti che chi ha la voglia e la capacità di scavare a fondo in un lavoro come "Ylem" possa trovare in lui un fulmine a ciel sereno.
Recensione di Thomas Ciapponi
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