Il Canada, grande Stato che in ambito metal ci ha regalato soddisfazioni soprattutto in ambito estremo e una di queste realtà è tornata a farci vista nel 2009 dopo 16 anni di stop forzato, stiamo parlando dei Sacrifice, gruppo dedito ad un Thrash molto grezzo e violento distante anni luce da quello proposto dai ben più famosi Annihilator ma maggiormente vicino a quello dei Razor, parlando sempre in ambito conterraneo.
"The Ones I Condemn", questo il titolo del full lenght di comeback, vede dei Sacrifice riformatosi con la loro line up originale capitanata da Rob Urbinati.
Il disco è semplicemente assassino, ritmiche letali e voci graffiate permeano tutti i brani del lavoro e sembra che il tempo dal capolavoro "Forward to Termination" non sia passato. Canzoni dirette, dal riffing ossessivo e dalle strutture essenziali ma che colpiscono dritto nel segno, Urbinati è sugli scudi e pure il resto della band si fa sentire con una prestazione ottima sotto tutti i punti di vista. Pynn picchia duro e insieme a Watts fornisce delle backing vocals che sostengono ottimamente la voce portante di Rob, impegnato con un duello all'ultima power chord vincente con Joe Rico. Per i nostalgici poi vi è la perla, ovverosia la partecipazione in veste di guest da parte di Dave Hewson, storico membro degli Slaughter [non quelli americani !] che contribuisce con la sua voce caratteristica nella composizione di una delle tracce meglio riuscite del disco : "The Devil's Martyr". Citare una canzone piuttosto che un altra sarebbe ininfluente dato che di filler non se ne vede l'ombra, se si vuole segnalare episodi degni di nota sicuramente merita attenzione l'anticipata "Hiroshima" o la monolitica "Tetragrammaton", la schietta "Give Me Justice" o la chiusura imponente di "Desolation Alive".
Per concludere si puo solo dire che per fortuna sono tornati, grande disco di Thrash senza sfronzoli che bada solo a far scatenare l'headbanging più furioso, si puo dire missione riuscita Mr.Urbinati. A questo punto mancano solo i Razor con il ritorno di McLaren alla voce ma per ora ci accontentiamo volentieri di questo lavoro.
Recensione di Daniel Molinari
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