L'Olanda è una terra che al metal ha sempre dato la sua parte, se non altro per quelle poche band particolari dotate di una marcia in più rispetto a tutte le altre, per esempio i Pestilence. L'altra faccia ci mostra però formazioni quasi inutili e lontane dal meritarsi di approdare in tutta l'Europa, qui ci collocherei i Fuelblood, giunti al secondo capitolo discografico, il primo per My Kingdom Music. Potrà sembrare un'introduzione leggermente drastica e negativa ma una volta inserito "Off The Face Of The Earth" nel lettore cd sono sicuro che chiunque la penserebbe come il sottoscritto. La proposta di questa formazioe si basa su un misto tra heavy metal e death/thrash che percorre le orme di Darkane e Dew-Scented, a consolidare questa cosa è lo stesso cantato del singer Peter Brinkman, a tratti classico e in altri aggressivo. Sul piano esecutivo non si puo certamente rimprovarare nulla a questi ragazzi, bravi nel limitarsi ad eseguire il proprio lavoro e nulla più, ma del resto chi non sarebbe capace di farlo dopo essere arrivati ad avere una campagna promozionale come quella offerta dalla My Kingdom? Le note dolenti arrivano quando si tratta di mettere personalità nelle composizioni, 9 in tutto, di una noia mortale che raramente ho avuto modo di ascoltare. Dopo un introduzione tutto sommato sufficente, col passare dei minuti ci si rende conto che viaggiamo su tempi mosci e ripetitivi, la ritmica del drumming non osa prendere un minimo di iniziativa, seguendo una linea statica veramente pacchiana che trascina a se anche le chitarre poco ispirate e schematicamente sonnolenti. Neanche su brani dall'introduzione piacevole come "Recipe For Demise" e "The Cult Of Ego" qualcosa riesce a spiccare, l'impressione è quella di un certo timore da parte della band quando si tratta di dover abbandonare la fase casino e concentrarsi su quella laboriosa. Per quanto poi una buona produzione tenti di mascherare queste enormi lacune il risultato è totalmente da dimenticare e rivedere dalla prima all'ultima nota. Non mi divulgherò oltre, il mio consiglio alla band è quello di suonare dal vivo il più possibile per cercare un certo affiatamento tra i musicisti e ovviamente di non demordere subito, un'altra possibilità non la si nega a nessuno.
Recensione di Thomas Ciapponi
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