Abbiamo quella che potrebbe essere una vera e propria chicca, ossia alcuni brani di Doro rivisitati in chiave acustico-sinfonica con l’appoggio della “Classic Night Orchestra”.
Se già conoscete i suoi lavori , sia con i Warlock che come solista non c’è molto da dire perché i pezzi qua contenuti sono quelli storici, se invece non la conoscete sconsiglio di incontrarla per la prima volta con questo CD perché non è rappresentativo.
Il disco si apre con “I Rule The Ruin” che in questa versione risulta esaltata ed è anche l’unico pezzo riproposto in versione integrale. L’attacco orchestrale e la strofa con un azzeccatissimo arpeggio in acustico conferiscono al pezzo una profondità addirittura maggiore rispetto alla versione originale. Con tutta probabilità in questo brano l’accoppiamento tra i pezzi e l’orchestra giunge al massimo risultato.
Al secondo posto troviamo “Metal Tango” anch’essa ottimo pezzo che si trova a suo agio anche nella versione sinfonica, il fattoc he questo brano venga accorciato leggermente non pesa nel contesto, molto ben riuscita la parte centrale con l’assolo del violino accostata al pezzo di carattere spagnoleggiante.
Al quarto posto troviamo un pezzo d’eccezione, ossia “Breaking The Law” (dei Judas Priest), l’attacco accompagnato solo da una chitarra acustica le conferisce quasi il carattere di ballata medievale, piuttosto piacevole, il tema portante del pezzo viene introdotto dall’orchestra. Più avanti si unisce in duetto lo storico cantante degli Accept Udo Dirkschneider, che non riesce ad entrare nello spirito del contesto, non modificando minimamente il suo modo di cantare che, ne converrete, in un impianto orchestrale non è esattamente appropriato.
Altro pezzo di storia “All We Are” aperto da un’ intro orchestrale molto solenne, ma forse troppo breve per poter essere apprezzata. Anche questo brano risulta apprezzabile in questa versione, piacevole l’assolo eseguito con la chitarra acustica.
Ora abbiamo “Fuer Immer” altra pietra miliare della cantante tedesca, che per il suo carattere di ballata drammatica sembra quasi fatta apposta per essere trasposta in questa versione.
Al sesto posto troviamo il pezzo utilizzato come singolo, ossia “Let Love Rain On Me”, che si distanzia parzialmente dallo stile compositivo di Doro, essendo un pezzo più pacato e di ascolto non troppo impegnativo anche da parte di chi del metal non ne vuole sapere niente.
“Burn It Up” inizia con un presentissimo pezzo orchestrale, il cantato è più aggressivo rispetto ai pezzi precedenti, si ha quasi l’impressione che a star costretta in parti calme Doro dopo un po’ si senta stretta, riece comunque a non cozzare contro l’orchestra ed il risultato è molto valido.
“100x Gelebt” ossia vissuta mille volte si snoda triste e malinconica, come il titolo suggerisce, traspare una sensazione di rimorso con una punta solamente distante di rabbia, nonostante il fatto che la lingua utilizzata sia il tedesco che non è proprio un idioma delicato.
Anche “I’m In Love With You” manca dei caratteri classici dei pezzi di questa cantante, ma non per questo è un pezzo meno degno degli altri, si vede che Doro è capace anche di comunicare sensazioni diverse. L’accompagnamento di piano ed il solo di chitarra classica si rendono complici in questo proprosito.
“Undying” continua il trend iniziato dai due pezzi precedenti, i caratteri sono quelli della ballata triste, con un tocco latino che sembra veramente strano, l’impressione è quasi quella di essere indietro di cinquant’ anni in Messico sul far della sera.
All’undicesimo posto troviamo “Love Me In Black”che si apre con uno stupendo pezzo orchestrale cheperò, come altre volte in precedenza non ha abbastanza spazio. Il brano aggiunge poco a quanto detto finora, non criticabile, ma nemmeno fondamentale.
Alla chiusura si trova la bonus track “Always Live To Win” e finalmente la voce di Doro torna graffiante, pur rimanendo appropriata al contesto. Dopo la sequela di brani validissimi, ma al limite della sdolcinatezza questa iniezione di carattere è molto ben accolta. Lo spunto è ottimo, forse l’ arraggiamento avrebbe potuto essere più corposo per aggiungere ulteriore corpo.
Nel complesso il lavoro è valido e la prestazione di Doro è assolutamente ineccepibile, apprezzabile il fatto che si sia cimentata in un’ esperienza diversa, segno che sta donna è sempre pronta a mettersi alla prova, ma a questo riguardo credo che pochi avessero dubbi. L’unica nota non proprio entusiastica è il fatto che verso la fine la differenza tra i pezzi non è così consistente, rendendo l’ascolto un po’ meno fluido ed interessato.
Recensione di Lorenzo Canella
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