Non sarà di certo il nuovo album dei Poisonblack ad arricchire il bagaglio di uscite discografiche dell'attuale 2010, utori di una prova come al solito in bilico tra il salto di qualità e il naufragio nel mare dell'anonimato. In realtà la storia di questa band la conosciamo in molti e sappiamo che il salto è gia avvenuto negli anni precedenti, perlomeno sotto il moniker Sentenced, band da cui proviene il leader Ville Laihiala, vero fulcro di idee della formazione finnica. Ora ovviamente moniker nuovo e storia nuova, purtroppo però fino ad ora la nuova creatura del frontman di storia ne ha scritta ben poca, partorendo album carini ma non esaltanti come "Lust Stained Despair" e "A Dead Heavy Day". Il qui presente "Of Rust And Bones" si colloca proprio in fila indiana dietro i suoi predecessori, continuando a correre per alzarsi in volo ma cadendo poi sul più bello e tornando al punto di partenza. Certo per chi si accontenta dei Poisonblack così come sono questa sarà un ennesima conferma del percorso gothic rock intrapreso da qualche anno a questa parte, il trademark composto dalla voce ruvida e sporca di Ville seguita a ruota dalle chitarre rocciose e a tratti melodiche è sempre presente e ben delineato, riscontrabile subito nell'opener "My Sun Shines Black" e nella seguente "Leech". "My World" pare invece il classico brano da singolo dirompente, refrain semplice ed immediato e addirittura riproposta in versione acustica come ultima traccia, un episodio dal sapore classico per poi catapultarci nella parte centrale della tracklist, dove i Poisonblack decidono di sperimentare brani lunghi e evocativi come "Invisible" e "Down The Drain", risultato carino ma non accattivante per la prima e decisamente più interessante per la seconda, condita da innesti dal sapore blues che fanno la loro bella figura. Altra epopea musicale nella semiconclusiva "The Last Song", troppo forzata ma godibile nell'assolo di tastiera di pura scuola Deep Purple.
Le sperimentazioni per ora non sono dunque godibilissime, a bilanciare il tutto ci pensano i classici pezzi dal sapore rock dove la band riesce a dare il meglio delle sue capacità. Dunque sta a voi decidere da che parte stare, noi non ci sentiamo di premiare troppo un disco che a dadi tratti risulta in gran parte simile ai suoi predecessori.
Recensione di Thomas Ciapponi
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