Lezione di chimica. Cosa otteniamo se mischiamo acido diclorofenossiacetico e acido triclorofenossiacetico? Ammetto di avere vaghe reminiscenze scolastiche ma una rapida ricerca ci porta alla soluzione del quesito : l’Agente Arancio, erbicida riconosciuto mondialmente come Agent Orange per essere stato utilizzato nella guerra del Vietnam per stanare i vietcong [politically correct], è l’asse portante di questo album massacrante uscito nell’ormai lontano 1989.
Sono sicuro che un certo Tom Angelripper avrebbe cancellato tutta la descrizione soprastante e riassunto il tutto con l’inno di guerra del Thrash teutonico : “Agent Orange..A fire that doesn’t burn!” Urlato con la consueta rabbia, disperazione, raucedine ed aggressività tagliente capace di fendere il malcapitato ascoltatore per via dell’eccessiva acidità graffiante. Avete già potuto intuire come la band qui sia al top della forma e garantisce una prestazione con i fiocchi. Assistiamo inermi al tripudio vincente di Blackfire che disegna riff, trame, break e arpeggi destinati a rimanere nella storia del metal, assoli semplici ma suonati in modo infervorato, sound secco, ignorante [nel senso buono della parola], distorsione senza compromessi e un wall of sound degno dell’apocalisse. Nella sezione ritmica c’à un Witchunter [RIP] fuori di se che è il direttore d’orchestra di cavalcate infernali che trasudano violenza da tutti i pori con dei pattern che invitano all’headbanging più consumato. Non dimentichiamo il basso di Tom che dipinge giri killer, massicci e talmente pulsanti che provocano onde d’urto micidiali. "Agent Orange", grazie anche alla produzione sporca ma d’effetto, semplicemente è adrenalina convertita in musica. Anche se ufficialmente non è un concept album, mi piace immaginarlo come tale e la copertina ci spiega subito il clima che ci aspetterà per i quaranta minuti del più puro e cristallino esempio della scuola tedesca in materia di Thrash, insieme ai lavori dei primi Kreator. Così come Coppola per la colonna sonora di Apocalypse Now ha scelto Wagner per rappresentare l’assalto aereo americano, i Sodom hanno scelto di denunciare le atrocità in guerra con la loro “Cavalcata delle Valchirie”, la titletrack, che è il simbolo delle sonorità più laceranti, malate, letali del terzetto tedesco. Si prosegue con “Tired and Red” che ci trasporta in un vortice di malvagità totale dove l’interludio acustico ci fa riposare un attimo prima di riemergerci in un turbine di velocità assassina dove non esistono compromessi. E così si susseguiranno altri capolavori come “Incest”, la dissonante e mid-tempo based “Remember The Fallen” su cui le parole d’elogio non basterebbero per spiegare quanto devastante sia. Arrivano gli elicottori, eliche e pale che sbattono feroci sull’aria circostante, siamo nel bel mezzo di una guerra e il sottofondo musicale ci è fornito dalla traccia maestosa di “Agent Orange” : "Magic Dragon", sei minuti ricchi di riffaggi da scrivere direttamente nel manuale “come fare Thrash”, cambi di tempo, assoli al fulmicotone e versi che hanno l’effetto di coinvolgerci direttamente nei testi aspri e pieni di critica, nel frattempo la velocità sale sempre più fino a provocare uno shock che cesserà solo in chiusura di traccia. “Exhibition Bout” e “Baptism Of Fire” ribadiscono il concetto di aggressività, se non ce l’avessimo chiaro. La prima poi chiude un sestetto d’apertura mozzafiato. Per variare sul tema troviamo l’azzeccata “Ausgebombt” con il suo incidere HC Punkeggiante e la cover di un gruppo pilastro come i Tank che può sembrare essere fuori contesto ma chiude dignitosamente il sipario del marciume Thrash di Agent Orange.
I Sodom arrivavano nell’89 con alle spalle grandi lavori ma qui, per me, hanno raggiunto il picco creativo dalla quale si diramerà una carriera nell’insegna della fedeltà alle sonorità ’80 della scena tedesca senza che trend dell’ultim’ora influenzino le scelte compositive di Angelripper e soci. Eh..Chissà se Coppola dopo 10 anni dal suo masterpiece avesse ascoltato “Agent Orange” e per descrivere l’odore del napalm, avrebbe optato per riscrivere la colonna sonora per creare un qualcosa di ancora più incisivo. Sto divagando ? Mi sa proprio di si, ma è tanto per ribadire il pensiero di come l’album in questione sia di una caratura superiore e dal sapore cinematografico.
Recensione di Daniel Molinari
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