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Howl - "Full Of Hell" (Relapse Records/Audioglobe)

Line up:

Vincent - Guitar, Vocals
Andrea - Guitar
Rob - Bass
Timmy - Drums
 

voto:

8
 

recensione

Io direi che quelli alla Relapse devono avere qualcosa di speciale nascosto fra gli headquarters ad Upper Darby, è impossibile trovare al giorno d’oggi una label così nella sfera alternativa che sappia garantire un binomio arduo da realizzare: profondità nel roster e qualità. La band in questione è un nuovo acquisto essendo nata solo nel 2007 e che con un solo EP di ottimo spessore, “Howl”, sono stati messi sotto contratto dalla casa discografica americana. Loro si chiamano per l’appunto Howl e vengono da Providence, Rhode Island per eccellenza ma le loro sonorità richiamano pesantemente e lasciano presagire una zona geografica degli Stati Uniti completamente diversa: il profondo Sud della paludosa Louisiana fino ad arrivare alla Georgia passando per l’Alabama. Supportati da delle tematiche prettamente misantrope e di odio che impregnano i testi del quartetto, siamo travolti in un clima apocalittico. Lo Sludge, lo Stoner e le influenze Doom sono i direttori orchestra di questo full lenght realizzato a meraviglia. La voce del cantante Vincent Hausman è agonizzante, cupa, profonda e non lascia spazio a compromessi colpendo in your face l’ascoltatore con una velenosità fuori dal comune. Lo spessore creato dalle chitarre è a dir poco appuntito, ruvido, grezzo, il merito va totalmente alla coppia formata dal sopracitato Vincent e dalla chitarrista [ebbene si, donna] Andrea Black che impreziosiscono la loro prestazione elevata con assoli dissonanti, dilatati, riffaggio impetuoso, malvagio che sembra uscire da un inferno doomish: la malinconia di fondo, la lentezza nell’incidere nelle tracce, le improvvise scosse d’adrenalina, l’oblio e la sensazione che tutto sia perduto si incastrano alla perfezione creando una visione creativa unica e di impatto. Il comparto ritmico non è da meno, il basso corposo di Icaza e un drumming incessante, ben calibrato e mai invasivo di St.Amour completano un quadro decadente in cui prevale una psichedelia ossessiva, aggressiva che non mostra nessun segno di cedimento lungo un tragitto di quaranta minuti ispirati dall’influenza di band seminali come Pentagram o degli arcinoti Black Sabbath. La copertina, splendida, ci apre le porte a “Horns of Steel” e capiamo subito di che pasta siano fatti i nostri, il resto è un escalation che raggiunge il picco massimo con la parte centrale inaugurata da “Asherah”, preludio di “Jezebel” e completata dalla magnificenza di “The Scorpion’s Last Sting”. E che dire del vortice finale infinito causato da “The Day of Rest” ? Degna conclusione di un lavoro che mostra dei musicisti consci dei propri mezzi e in grado di trasformare perfettamente l’irrequietezza in brani musicali in grado di far cadere in trance, nel labirinto di intrecci malsani creatosi apposta per noi.
Tirando le somme, la Relapse anche questa volta non ha sbagliato e ci ha visto giusto, da tenere sott’occhio gli Howl che, se proseguiranno sull’ottima strada intrapresa con “Full of Hell”, possono instaurarsi come una solida realtà e forse anche più.

Recensione di Daniel Molinari

tracklist

  1. Horns Of Steel
  2. You Jackals Beware
  3. Gods In Broken Men
  4. Asherah
  5. Jezebel
  6. Heavenless
  7. The Scorpion's Last Sting
  8. Parish Of The Obscene
  9. The Day Of Rest

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